Scatta da Gerusalemme il Giro d’italia numero 101
Froome, Pinot, Dumoulin e Aru: quattro uomini per una grande corsa. Quattro modi diversi di intendere il ciclismo e un unico obiettivo: vincere
Il primo(Froome)n on scende dalla bici nemmeno quando dorme: ciclismo, pensiero unico. Eremita delle due ruote, l’inglese interpreta in maniera monastica i suoi infiniti ritiri di allenamento sul Teide o a Maiorca: solo arrivando concentratissimo alle gare si sente all’altezza di sfide titaniche. Il secondo ( Pinot) ha così orrore delle clausure froomiane — le ha testate, ne è uscito traumatizzato — da non aver trascorso (unico tra i big) un solo giorno in altura durante la preparazione. Infischiandosene di quanto dormire e pedalare in quota moltiplichi i globuli rossi, il francese ha consacrato l’inverno allo sci nordico per presentarsi al via del Giro d’italia libero da ogni fantasma. Anche il terzo( Dumoulin) detestai lunghi ritiri e perfino le ricognizioni sui percorsi che affida alle telecamere della sua squadra: ogni giorno in più infami- glia, spiega, allena corpo e spirito. Il quarto (Aru) è come la virtù: sta in mezzo. Sì ai ritiri di allenamento, anche lunghi, in montagna ma spesso con Valentina e sempre nell’amato e vicino Sestriere. Ha capito sulla sua pelle che l’isolamento ( dalle gare, dagli amici, dagli amori) a lui non rende.
Non potrebbero essere più diversi i quattro grandi favoriti del Giro d’italia numero 101. Froome che a parole rispetta e stima tutti i rivali (ma con meccanico distacco da spot pubblicitario), Dumoulin e Pinot che lo detestano (il primo lo dice, il secondo lo lascia intendere), Aru sincero nell’ammirarli tutti e tre. Dei quattro l’unico ad aver già vinto il Giro è Tom Dumoulin ed è quello che nella
corsa che parte oggi da Gerusalemme rischia meno. Il suo successo lo scorso anno contro Quintana e Nibali è frutto di classe cristallina ma anche di congiunture astrali difficilmente ripetibili. E nella nonchalance con cui si è presentato in Israele ( 12 giorni di gara nelle gambe — nessuno ne ha fatti così pochi — nell’assoluto anonimato) potrebbe dimostrare la voglia di vestire la maglia rosa nella favorevole cronometro di oggi e poi portarla senza pensieri finché cuore e gambe glielo consentiranno.
Rischia un po’ di più Thibaut Pinot. Al Giro è voluto venire lui, dopo il quarto posto dello scorso anno, contro il parere di una squadra che lo voleva solo al Tour. Il suo inverno è stato rivoluzionario e la sua tesi ( che non divulga ufficialmente) è che questa rivoluzione umanistica possa portalo s ul podi o . E v i s t o co me ha schiantato Froome e Aru al Tour of the Alps e quant’è migliorato a cronometro e in discesa chissà che non abbia ragione lui.
Chris Froome in questo Giro si gioca molto. Vuole essere il primo inglese a vincerlo, il primo dopo Merckx a fare tripletta(in 12 mesi) con Tour e Vuelta. Vuole sfatare un mito ( la corsa rosa è troppo imprevedibile per essere domata dai robot t i ni di S ky ) e g r i dare a l mondo che l’affaire salbutamolo non l’ha piegato. Fabio Aru è quello che al Giro 101 si gioca di più e lo sa bene. La sua Vuelta trionfale e i suoi due podi al Giro sono lontani ormai t re anni, gli ultimi due Tour non all’altezza del suo talento e delle grandi aspettative dei tifosi. Rispetto a Nibali, Fabio non sembra per ora avere alternative vincenti nelle classiche. È e forse resterà un uomo da grandi giri e per dimostrare di essere anche un vincente lo aspettano una delle edizioni più dure e gli avversari più tosti degli ultimi anni. In bocca al lupo.
Tripletta L’italiano è quello che si gioca di più, il britannico insegue la tripletta nei Giri