E già si pensa alle liste
Nell’ipotesi di elezioni anticipate, il Pd — che ieri ha chiuso la direzione senza strappi traumatici — già pensa alle prossime candidature.
Attenzione a non far trascendere il dibattito politico interno in fanatismo perché esso è l’anticamera dello squadrismo. Guerini ed altri dovevano risparmiarsi la fatica del documento-appello Gianni Cuperlo
È l’ultima chiamata, se non è unanimità vera rischiamo di imbarcare moltissima acqua. Se tutti siamo convinti che il mandato a Maurizio è un mandato pieno, alziamo la mano Andrea Orlando
La Direzione del Pd ha dimostrato ancora una volta che è lui a dare le carte. Ma Matteo Renzi non si crogiola nel successo. Sa che da lunedì si apre un’altra difficile partita. E questa volta non dovrà affrontare Maurizio Martina, che in mattinata, dopo i buoni uffici di Lorenzo Guerini e qualche telefonata diretta, è addivenuto a più miti consigli.
Che cosa farà il capo dello Stato dopo il breve giro di consultazioni già annunciato? L’ex segretario non sembra avere troppi dubbi: « Non si voterà prima del 2020, statene certi ». Renziinf atti è convinto che « un governo di tregua sia ancora possibile » : ritiene che alla fine della festa Matteo Salvini non punti alle elezioni ma proprio a un esecutivo siffatto. Quindi non esclude la possibilità di un governo « per le riforme e la legge elettorale » votato dal centrodestra e con l’astensio- ne di Pd e Cinque Stelle, oppure di un’intesa tra centrodestra e grillini con il Partito democratico all’opposizione.
Sono due le ipotesi che Renzi esclude categoricamente: l’avvio di un governo di Salvini e Forza Italia con l’astensione del suo partito o la nascita di un esecutivo Di Maio, supportato anche que- sto dai dem. L’ex presidente del Consiglio sa bene quali sono i nomi ( Cassese, Pajno, Lattanzi) che girano per la guida di un governo che, qualsiasi sarà la formula adottata, prenderà necessariamente le sembianze di un esecutivo del Presidente. E, quindi, la responsabilità non sarà del Pd. Che, in realtà, al di là dei dinieghi del suo ex segretario, sarebbe pronto ( anche nella versione renziana) a un governo con i grillini senza un Cinque stelle premier. « Comunque sono problemi di Mattarella » , dice il segretario ai suoi. Convinto come è che il capo dello Stato voglia evitare le elezioni a tutti i costi.
Ma non è affatto detto che si riuscirà a non andare al voto. Al Nazareno circolano già due date per le elezioni anticipate: 23 e 30 settembre. Date non lontanissime. E infatti al Pd ci si sta attrezzando per l’evenienza. Con un candida- to premier, l’ attuale presidente del Consiglio Paolo Gentil on i, e uno schieramento più ampio di quello con cui il Partito democratico è andato al voto il 4 marzo. Un simile scenario, che tutti, al Nazareno, ufficialmente negano, non è affatto dato per improbabile, nonostante l’ insistenza con cui Renzi continui a dire a tutti i suoi interlocutori di questi ultimi giorni che « non ci saranno elezioni » . Il voto, in realtà, è tra le ipotesi sul tappeto. Vicino come non mai. E il Pd non vuole farsi trovare impreparato.
Un candidato premier,
Le liste elettorali I timori della minoranza che sia lui a dare ancora le carte e a scegliere i candidati
dunque, che sarebbe Gentiloni, ma anche un’alleanza che comprenda Liberi e uguali e non solo loro. Ci vuole pure una formazione di centro, una« versione 2018 » di Scelta civica, spiegano al Nazareno. Con questo schieramento il Pd è convinto di arginare i danni di un eventuale voto subito.
Ma chi farebbe le liste elettorali? È questo il vero problema che si è aperto in seno al Pd. Franceschini, Orlando e Martina temono che sia Renzi, ancora una volta, ad aprire e chiudere i giochi. Per questa ragione l’ altro ieri hanno cercato di cambiare verso alla Direzione. Non ci sono riusciti. Anzi hanno dovuto pagare dazio all’ex segretario. Martina non scenderà più in campo all’assemblea nazionale per proporsi segretario ma si andrà dritti al congresso con Del rio candidato di Matteo Renzi. Sempre che non si precipiti rapidamente verso le elezioni. Allora rimarrebbe Martina, ma controllato dai renziani, oppure a guidare il Pd, dopo una veloce Assemblea, sarebbe come da statuto Orfini. In entrambi i casi sarebbe ancora l’ex premier a fare le liste elettorali. E, magari, a tornare alla guida del Pd, come gli chiedono in molti.