Corriere della Sera

La scelta di Miss Banalità

- di Carlo Fruttero e Franco Lucentini

In questi giorni di bilanci e classifich­e abbiamo invano sperato che suonasse il telefono e una vocina timida e tenace ci facesse una domanda un po’ insolita, un po’ stimolante. Ma serioso o frivolo che sia, questo genere di sondaggio, caro ai media e alla Sip, esce di rado dal prevedibil­e. Si chiede a Carneade e a sua sorella di eleggere il controllor­e di volo più carino dell’anno, il ministro peggiore, il miglior coiffeur, l’auto più desiderabi­le, il vucumprà più elegante; non si va oltre. Mentre ci sarebbero ben altri primati da stabilire, ben altri allori da distribuir­e.

Uno acui pensiamo spesso è per esempio il seguente: « Quali sono secondo voi i più tremendi luoghi comuni in circolazio­ne?» . O in altre parole: « A chi dareste la coroncina di Miss Banalità?» .

Ardua è la scelta fra tante concorrent­i, tutte splendide, tutte per un verso o per l’altro meritevoli. Ma dopo le dovute passerelle in lungo, in corto e in bikini, la nostra selezione si restringer­ebbe a due che ci appaiono, se non gemelle, certo complement­ari.

Una è la cosiddetta « crisi dei valori » . Che se ne possa discutere accanitame­nte ci pare un chiaro segno di scadimento intellettu­ale, più allarmante dei tanti sintomi negativi di provenienz­a scolastica, artistica, parlamenta­re, televisiva, ecc. che vengono di continuo segnalati. A noi sembra che i poveri « valori » siano in crisi sempre. Non si è mai vista una Thema foderata in pelle di sindacalis­ta arrestarsi davanti a una lussuosa villa per lasciarne discendere un Valore ben pasciuto, abbronzato, sorridente, sigaro tra le dita, garofano all’occhiello. « Come sta, eccellenza? » . « Benone, grazie! E starò ancor meglio quando avrò preso il mio triplo Calvados in compagnia di quella bionda che mi aspetta laggiù, al bordo della piscina » . Impensabil­e.

Basta del resto scegliere a occhi bendati un volume della encicloped­ia storica universale e aprirlo a caso. Non c’è capitolo, paragrafo, che non registri una qualche crisi di valori: nella polis greca, nel matriarcat­o cambogiano, nell’imperialis­mo babilonese, nel patriziato azteco, nella giustizia turca, nello spirito francescan­o o calvinista o maomettano... Una folla eterogenea e sterminata di valori macilenti, barcollant­i, un piede nella fossa.

La spiegazion­e salta agli occhi: la funzione dei valori è appunto di essere in crisi, in pericolo, incessante­mente minacciati, erosi, combattuti, calpestati. Se fossero indiscussi e pacifici, se nessuno mai si sognasse di metterli in questione, non sarebbero valori. Il loro significat­o, la loro stessa esistenza concettual­e, sta nella loro precarietà, nella grama e schizofren­ica vita che conducono tra l’assoluto e il Relativo, lottando disperatam­ente contro i molti nemici, ma sapendo che senza questi morirebber­o, cercando a ogni istante di imporsi una volta per tutte, ma sapendo di doversi conservare irraggiung­ibili.

Chi mai, date simili condizioni, riuscirebb­e a evitare quantomeno un esauriment­o nervoso? C’è anzi da meraviglia­rsi che certi valori ( detti convenzion­almente « fondamenta­li » ) siano ancora tra noi, malconci e smunti quanto si vuole, ma pur sempre autosuffic­ienti e riconoscib­ili, dopo un attimo, in un casuale incontro sul tram. « Ah, è lei! Mi scusi, ero un po’ distratto... » . « No, per carità, niente di male, di recente ho perso parecchi chili e poi stamattina non mi sono rasato, sa com’è » .

L’altra nostra candidata prediletta al titolo di Miss Banalità è la frase: « Siamo in un periodo di transizion­e » . Anche qui, una superficia­le occhiata alle vicende umane degli ultimi milioni di anni ( partendo, diciamo, dalla transizion­e Neandertha­l/ Cro- Magnon) basterebbe a far dubitare di questa sofferta formula. Ma se pure ammettiamo che una sorta di « immobilità storica » sia esistita in certe ere, in certe parti del pianeta, non di meno è difficile credere che quei remoti capitribù, quei pastori, quegli imperatori, quei monaci si dicessero ogni tanto, fregandosi le mani: « Meno male, non siamo in un periodo di transizion­e » . A tutti, da sempre, è toccato procedere saltelland­o sui carboni ardenti suoi propri, e soltanto la smisurata ottusità, l’assurda presunzion­e, l’incredibil­e egomania del nostro tempo può indurre l’ultimo venditore di angurie a ripetere sconsolato e saccente che « siamo in un periodo di transizion­e » .

Ma, si sa, c’è purtroppo questa generale crisi dei valori...

Sarebbe

bello un sondaggio con questo genere di quesito: «Quali sono i più tremendi luoghi comuni in circolazio­ne?»

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 ??  ?? Carlo Fruttero ( a sinistra) e Franco Lucentini in un disegno di Tullio Pericoli
Carlo Fruttero ( a sinistra) e Franco Lucentini in un disegno di Tullio Pericoli
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Scrittori Da destra, Carlo Fruttero e Franco Lucentini

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