Corriere della Sera

La vedova di Liu Xiaobo «Mi resta solo una libertà: morire qui»

Cina, la moglie del premio Nobel

- Di Guido Santevecch­i

sponde la poetessa. Poi ricomincia a piangere, non riesce più a parlare per alcuni minuti. L’amico a questo punto le fa sentire una melodia Yiddish, « Dona Dona » , composta durante la Seconda guerra mondiale, durante la persecuzio­ne degli ebrei. Liu Xia alla fine ritrova la forza per parlare: « Dopo che l’ambasciato­re tedesco aveva te l efonato, avevo co- minciato a preparare i bagagli, che cosa volete che faccia di più? » .

Secondo la ricostruzi­one, il governo di Berlino dopo la morte di Liu Xiaobo ha cominciato a negoziare con Pechino per ottenere la liberazion­e di Liu Xia e il suo trasferime­nto in Germania. Le autorità cinesi l ’ hanno i l l usa, prima le hanno detto di aspet- tare fino al Congresso del Partito, lo scorso autunno ( periodo « sensibile » ) , poi fino alla s e s s i o n e p a r l a ment a r e d i marzo ( ancora giorni « critici » ) . I nvece niente. Sempre chiusa in casa a Pechino e sorvegliat­a dalla sicurezza statal e. Per questo ora gli amici hanno diffuso l a telefonata del 30 aprile, per te n t a re un’ultima pressione. Lacrime Liu Xia, 57 anni, mostra un suo ritratto con il premio Nobel per la Pace Liu Xiaobo, condannato nel 2011 a 11 anni di carcere per « sovversion­e » e morto nel 2017 in detenzione

Ma i ntanto l e condizioni della signora si sono aggravate. A dicembre aveva mandato i s u o i u l t i mi ve r s i a Her t a Mueller, Nobel per la Letteratur­a: « Sto impazzendo. Troppo solitaria/ Non ho nemmeno il diritto di parlare/ Di parlare ad alta voce/ Vivo come una pianta/ Giaccio come un cadavere » .

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