E la Polonia vuole cambiare la Costituzione
Un filo tenace lega le date evocate ieri dal presidente polacco Andrzej Duda: 3 maggio 1791 e 11 novembre 1918. Il capo di Stato si è detto pronto a chiedere al Senato di indire un referendum per cambiare la Carta fondamentale del 1997, storica battaglia dei nazional- conservatori al governo che hanno sempre affermato, con il leader Jaroslaw Kaczynski, di voler smantellare il sistema prodotto dalla transizione, corrotto e compromesso con il passato comunista. Nella modifica costituzionale che toccherebbe gli stessi poteri del presidente, l’opposizione denuncia l’ennesimo atto di una regressione autoritaria. Per rilanciare il referendum, Duda ha scelto l’anniversario della Costituzione del 3 maggio 1791, testo di grande modernità che fu scritto per temperare i privilegi nobiliari della Confederazione polaccolituana ma che sopravvisse appena un anno e innescò la reazione delle potenze vicine. Nel 1795 la Polonia scomparve dalla mappa per 123 anni, fino all’ 11 novembre 1918, nascita della Seconda Repubblica polacca. Proprio il 10- 11 novembre dovrebbe tenersi la consultazione. Pur non contando su una super maggioranza di due terzi come il premier ungherese Viktor Orbán, Kaczynski persegue lo stesso rafforzamento dell’esecutivo a danno dei dispositivi di controllo democratico. Fondando il progetto riformista su un ideale di grandezza « negata » dai nemici di ieri e di oggi. Una rivoluzione che è già restaurazione.