Corriere della Sera

Nardella e la proposta sulle case popolari «Più punti agli italiani»

Firenze, il sindaco: evitare i ghetti. La Regione frena

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FIRENZE « Puntiamo alla maggiore integrazio­ne possibile e a prevenire tensioni sociali, altro che proposta di stampo leghista » , dice il sindaco di Firenze, Dario Nardella ( Pd) dopo aver lanciato la proposta di riequilibr­are l’assegnazio­ne delle case popolari evitando sproporzio­ni crescenti a favore delle famiglie straniere. Perché anche a Firenze, come in molte città italiane, le graduatori­e spesso premiano gli immigrati creando inquiet udine sociale, i ncomprensi­one, intolleran­za. Quella di Nardella non è un’esternazio­ne estemporan­ea. L’idea, che da tempo l’inquilino di Palazzo Vecchio aveva manifestat­o anche pubblicame­nte, è stata rilanciata nei giorni in cui il consiglio regionale sta discutendo la riforma della nuova legge sull’edilizia popolare. Il risultati? Molti consensi, soprattutt­o dai cittadini, ma anche critiche e qualche battuta i ronica dell’opposizion­e di centrodest­ra ( Lega in particolar­e) che al grido « meglio tardi che mai » dice di apprezzare la « leghizzazi­one » del sindaco di Firenze almeno sulla politica della casa.

In realtà la « filosofia nardellian­a » , sembra andare in una direzione opposta a quella di Salvini. « Noi vogliamo evitare l’esperienza negativa delle banlieue parigine — dice il primo cittadino — diventate da tempo bombe sociali. Ci battiamo per evitare l’eccessiva e repentina concentraz­ione di famiglie straniere nei condomini di case popolari che, invece di una buona integrazio­ne, genera disgregazi­one. E dunque proponiamo di dare più punteggi alle famiglie che risiedono da più anni nel comune di Firenze per f avorire chi, da t roppo tempo relegato agli ultimi posti della l i sta di attesa, non riesce mai a raggiunger­e una quota idonea per l’assegnazio­ne di un alloggio » .

Che in altre parole significa più case popolari agli italiani, per un riequilibr­io considerat­o i l miglior vi ati co contro l’intolleran­za xenofoba. « Vogliamo prevenire, piuttosto che trovarci a curare una profonda ferita sociale — spiega ancora Nardella —. La nostra proposta non è né demagogi-

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