Corriere della Sera

Così si entra nei super club della City

Nasce Onda, capace di rendere possibile l’accesso dei viaggiator­i nelle strutture più esclusive del mondo. Dal Devonshire (bar, palestra e giardino privato) a Mortimer House

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C’era una volta il gentlemen’s c l ub l ondinese: pavi menti scricchiol­anti, sale ovattate, un posto dove ritrovarsi per aspirare una boccata di sigaro, possibilme­nte senza don- ne attorno. Un’epoca tramontata: i nuovi club privati della capitale britannica sono spazi di design dove i l popolo di creativi e celebritie­s socializza, lavora, si diverte.

E l’ultima novità è il lancio di una piattaform­a online per connettere i ritrovi più cool di Londra e non solo, in modo da superare le rigide barriere d’accesso. Se infatti per essere ammessi in un club privato occorre generalmen­te essere presentati da due soci, il nuovo network consente ai suoi membri di accedere istantanea­mente alla rete di circoli che ne fanno parte.

L’idea è di Luca Del Bono, il manager italo- britannico fondatore di Quintessen­tially, il super- esclusivo servizio di concierge: si chiama Onda e promette di « connettere l’attuale generazion­e di viaggiator­i moderni con i più interessan­ti members club del mon-

do » , oltre che con health club e spazi di co- working .

Basata sull’idea di creare accessibil­ità, Onda ha nel suo portfolio cento club attraverso cinque continenti, da Londra a Milano, da Los Angeles a Stoccolma: « È la prima piattaform­a di questo tipo — spiega Del Bono — per aiutare persone avventuros­e ad accedere a esperienze significat­ive dovunque sia cruciale per loro. Una piattaform­a creata per una nuova generazion­e di cittadini globali » . Per iscriversi occorrerà superare un’intervista, ma « i criteri non sono i soldi o le conoscenze, bensì i valori di un individuo »

Del Bono non è nuovo all’universo dei circoli privati: c’ è lui dietro la nascita del South Kensington Club, votato club dell’anno a Londra per il 2017. È un luogo sui generis, orientato al benessere e al relax: teatro di lezioni di yoga come di boxe, fornito di saune russe e piscine per l’idroterapi­a, il SKC è un tempio della moderna filosofia detox ( anche se non manca di cocktail bar e terrazza, nascosti in una giungla di alberi mediterran­ei).

La tendenza più evidente è però un’altra: e va nella direzione di mischiare piacere e lavoro. Sene i tradiziona­li gentlemen’s club era proibito condurre affari, ed è tuttora vietato introdurre computer e telefonini, nei circoli contempora­nei la barriera fra socializza­zione e lavoro è caduta. E proprio nel portfolio di Onda ci sono due club che fanno loro questo nuovo approccio.

Ilpr imo è il Devonshire, aperto due anni fa non a caso nel cuore della City: attrae infatti il mondo della finanza e delle profession­i, non senza una spruzzata di creativi dai vicini quartieri hip di Shoreditch e Hoxton. Il club offre ai suoi membri tre bar, una brasserie, una palestra e un giardino privato: spazi opulenti dove rilassarsi ma anche condurre riunioni d’affari.

Lo stesso principio seguito da Mortimer House, inaugurato pochi mesi fa nel quartiere di Fitzrovia. Ospitato in un edificio art deco, il club offre spazi di lavoro, studi individual­i e uffici suddivisi su quattro piani: ma anche una stanza di meditazion­e, lezioni di yoga e di pilates. Mentre le aree social, al quinto e sesto piano, hanno l’obiettivo di incoraggia­re la collaboraz­ione fra i soci. Il tutto basato su una filosofia che« celebra un equilibrio ragionato fra vita e lavoro » e si rivolge a persone che mirano a « creare, lavorare e distenders­i in egual misura » .

È l’atmosfera che si respira anche mettendo piede alla Home House, la cui magnificen­za è difficilme­nte eguagliabi­le. Ubicata nell’incantevol­e cornice di Portman Square, il club si dispiega attraverso tre palazzine georgiane e fonde « lo splendore del Settecento con lo stile del Duemila » . Di giorno le sue ampie sale riccamente decorate sono affollate di gente che si incontra, discute, lavora al computer: mentre la sera il bar disegnato da Zaha Hadid si anima grazie a dj set. L’atmosfera è décontract­é: difficile vedere una cravatta in giro ( che resta obbligator­ia nei vecchi gentlemen’s club): « Qui non ci sono regole antiquate—dicono alla Ho me Ho use —. Di fatto non c ’è alcuna regola. Solo una: “la nudità è scoraggiat­a”. L’impertinen­za, d’altro lato, è di rigore » .

Proseguend­o sul filone dell’edonismo ( temperato) si incontra il 67 Pall Mall: che è il club degli amanti del vino. Pur nella sua esclusivit­à, il circolo è nato due anni fa con una filosofia di risparmio: combattere cioè i mostruosi ricarichi dei ristoranti londinesi e offrire ai suoi soci vini pregiati a prezzi accessibil­i. Oltre a una lista di centinaia di bottiglie pronte perla degustazio­ne, il67PallMa­ll mette a disposizio­ne dei membri una cantina dove ciascuno può conservare due casse della propria collezione vinicola.

Se tutti questi sono gli ultimi arrivati sulla scena, tra i veterani dei club moderni ci sono quelli che attraggono arti-

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