Precipitati dal paradiso E dannati per l’eternità
Incontri
Qui a destra pubblichiamo un estratto di Divorare il cielo, nuovo romanzo di Paolo Giordano, edito da Einaudi
Con l’uscita del romanzo parte anche il tour di presentazioni. Paolo Giordano sarà a Torino, al Salone internazionale del Libro, sabato 12 maggio ( ore 18.30, Sala Gialla). Con lui Manuel Agnelli
Giordano interverrà martedì 15 maggio, a Roma, alla Feltrinelli Red ( ore 18.30). Presentazione con Michela Murgia
Mercoledì 16 maggio, lo scrittore sarà invece a Milano, alla Feltrinelli Duomo ( ore 18.30), in dialogo con Marco Missiroli
Giovedì 17 maggio incontro a Ravenna, Scrittura Festival, piazza Unità d’italia ( ore 21) B ern ci raggiunse allora. Aveva assistito solo al momento finale, quello in cui Nicola rideva, perché non pareva in allarme né turbato. Noi tre fratelli, insieme, dopo tutti quegli anni. In una circostanza diversa avrei venerato quel momento come sacro.
Nicola gli cinse il collo. « Ecco lo sposo. Viva lo sposo! » strillò. « Cameriere, tre bicchieri, presto. Facciamo un brindisi allo sposo! » .
Brindammo sul serio, Bern era trasognato, Nicola sempre più su di giri. D’un tratto disse: « Ve la siete spassata qui, eh? E neppure un invito a cena per il vostro fratello maggiore » .
Bern chinò il capo senza ribattere. Allora Nicola si guardò intorno, come cercando qualcosa.
« È laggiù che abbiamo tirato i sassi, vero? Proprio lì, mi pare. Il tuo, Tommi, è arrivato fino a quell’ulivo. È così? Mi ricordo bene, Bern? » .
« Nicola, non adesso » , lo pregai. Bern taceva ancora.
« E perché? Perché non adesso? Mai che ci sia l’occasione di scambiarsi un po’ di bei ricordi! Un altro brindisi allo sposo, allora! Riempi i bicchieri, su! » .
Bevemmo di nuovo, appena più affaticati.
« Allora, sposo, ci racconti » , gli mise davanti un microfono inesistente. « Come ci si sente a promettere fedeltà in questo luogo maledetto? » .
Bern prese un respiro profondo. Posò il bicchiere sul tavolo e fece per tornare alla zona del ballo. Ma Nicola non aveva finito. Di colpo tornò serio. Gli domandò: « Almeno lei lo sa dove si sta sposando? » .
« Abbiamo fatto un giuramento » , disse piano Bern.
Nicola si avvicinò a lui di un passo. « Perché se non lo sa, posso sempre spiegarglielo io » .
A quel punto fu Bern ad avvicinarsi. Lo guardava da sotto in su, senza la minima traccia di paura o sottomissione.
Scandì per bene: « Se tu pronunci anche una sola parola con lei, io ti ammazzo » .
Disse così, senza l’incertezza che spesso accompagna le minacce, ma con un contegno freddo, tipico suo, per cui ogni termine veniva scelto per significare esattamente ciò che significava.
Nicola rise nervosamente. « Ti ricordo che sono un pubblico ufficiale » .
Si fronteggiarono ancora per qualche istante, incorniciati dai disegni barocchi delle lampadine accese. Poi Bern si voltò, di nuovo per andarsene.
Più tardi ci furono la torta e quel discorso di Cesare. Tutte quelle idiozie sul libro di Enoch. Chi fu in grado di capirlo veramente? Soltanto noi: Bern, Nicola e io. Perché chi altri erano i vigilanti, se non noi tre? Precipitati dal cielo, da quel paradiso che Cesare aveva creato, e sprofondati nella fornicazione. Dannati per l’eternità. Colse quell’occasione per dirci che non aveva dimenticato, che sapeva molto più di quanto volevamo credere, e che fintanto che ci ostinavamo a mantenere il segreto non ci sarebbe stata per noi alcuna possibilità di riscatto. Il suo Discorso della Montagna, il suo ultimo sermone. Fu una bella festa, sì. Assaggiai la torta e ascoltai Cesare e guardai esplodere i fuochi d’artificio e seguii i tizzoni spenti mentre precipitavano nell’oscurità dell’oliveto. Ma non riuscivo più a godere di nulla.