Corriere della Sera

Malkovich contro tutti

L’attore debutta in Italia con «The music critic», una rassegna delle più feroci recensioni «A teatro per attaccare i critici Sono il cattivo del cinema: ho il fisico, condannato al ruolo»

- Emilia Costantini

« S chumann si illude di essere un“compositor­e”, Brahms è “un bastardo senza talento”. E Claude Debussy è sempliceme­nte brutto » . La critica rabbiosa, quella che nel corso degli ultimi secoli ha macinato le peggiori recensioni musicali su alcuni dei più grandi compositor­i. John Malkovich è The music critic, al Teatro Cuci nel li il 19 maggio. Lo spettacolo, ideato dal compositor­e Aleksey Igudesman, ha debuttato a Gand, Festival delle Fiandre, e ora approda in esclusiva a Solomeo.

Una feroce invettiva, un mix sardonico di « insulti musicali » dove il protagonis­ta, nei pan nidi un critico cattivo, convinto che la musica di mostri sacri come Mozart, Beethoven o Prokofiev sia noiosa e triste, è accompagna­to da un ensemble di musicisti ( oltre a Igudesman, il violinista lituano Julian Rachlin, Sarah Mcelravy, Boris Andrianov, Hyung- ki Joon) che dissento- Il profilo

 John Gavin Malkovich è nato a Christophe­r ( Illinois) il 9 dicembre 1953. Conosciuto anche come regista, produttore e fashion designer, ha debuttato a Broadway accanto a Dustin Hoffman, ha girato oltre 70 film, vincendo numerosi premi. Diventa una star nel ruolo di Valmont ne « Le relazioni pericolose » no dai suoi sprezzanti giudizi e contrattac­cano, reagendo con i loro strumenti.

Il ruolo da cattivo si addice a Malkovich. « È vero, mi vengono spesso affidati personaggi negativi e non so perché. Per essere onesti, la cosa non mi preoccupa. Forse sono dotato del cosiddetto le physique du rôle » .

Nasce come attore teatrale ma poi ha gi r a to pi ù di 70 film: « Il mio habitat naturale resta il palcosceni­co: un attore è più cosciente di ciò che accade sul palco rispetto al grande schermo. I film sono realizzati da una task force, vengono montati a oltranza, dunque non mi sento responsabi­le di come viene sviluppata una storia. Si tratta di scelte che potrei non condivider­e, ma mi rimetto alle decisioni altrui » . Per esempio? « Magari non avrei girato quella scena in quel determinat­o modo o detto la battuta diversamen­te... Sul palco, i nvece, sei il montatore di te stesso, senza nessuna interferen­za o manipolazi­one » .

The music critic i ncita la partecipaz­ione attiva del pubblico: le reazioni della platea influenzan­o il suo modo di reci t are? « I l teatro è vi vo e il pubblico i nfluenza sempre una performanc­e: la sua presenza in sala serve a questo, Ho girato più di 70 film ma il mio habitat resta il palco: sono più cosciente di ciò che faccio no? Io rivesto spesso i panni dello spettatore, frequento le sale, vorrei farlo di più ma ho poco tempo libero » .

In questo spettacolo è protagonis­ta la musica, che è stata centrale nella formazione artistica di Malkovich: « Non ho studiato seriamente la musica — minimizza —. Ho suonato uno strumento o due, ho cantato in qualche coro quando frequentav­o l’università... s ono molto l ontano da un musicista esperto » . Si sente un musicista mancato e questo spettacolo è un po’ la sua rivincita? « No, sono consapevol­e di non aver mai avuto molto t alento: un amatore, questo sì. I miei compositor­i preferiti? Mozart, un genio assoluto, ma anche Beethoven, Chopin, Brahms, Debussy, Schumann... Sono dei giganti che hanno segnato la storia della musica » .

The music critic si conclude con un’autoironic­a, divertente ma anche terrifican­te stroncatur­a, intitolata­The Malkovich Torment, che l’attore ricevette veramente da un perfido critico turco, per una sua interpreta­zione teatrale a Istanbul. « Non è ironica, né divertente, solo terrifican­te! Ho motivo di credere che quel signore, di cui riporto le parole testuali, mi detestasse: mi ha massacrato » .

Un rapporto difficile quello di Malkovichc­onl acritica? « Amo pensare che la recensione non sia scritta per giudicare me, ma per aiutare il pubblico a comprender­e il significat­o di uno spettacolo o di un film da me interpreta­ti, magari per accendere l’interesse degli spettatori o per sconsiglia­rli. I oh olei dee piuttosto chiare sul mio lavoro e trovo inutile, faticoso leggere quanto viene poi scritto su di me » .

Malkovich si è spesso professato ateo. In una dichiarazi­one afferma che tutte le ideologie hanno sempre fatto danni incalcolab­ili. « Lo confermo: danni tremendi, è un fatto assodato, inconfutab­ile. Quando si crede ciecamente in qualsiasi cosa o in qualche entità lo si fa a proprio rischio e pericolo, e degli altri, me compreso » . Qualche piano per il futuro? « Sì, per il momento andare avanti così » .

Habitat

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John Malkovich, 64 anni. « Io ho le idee chiare sul mio lavoro e trovo faticoso leggere quanto viene poi...
Le relazioni pericolose John Malkovich e Glenn Close in una scena del film « Le relazioni pericolose » ( 1988) diretto da Stephen Frears Sguardo John Malkovich, 64 anni. « Io ho le idee chiare sul mio lavoro e trovo faticoso leggere quanto viene poi...
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Con il compositor­e Malkovich con Igudesman, ideatore dello spettacolo

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