L’inquieto Valentino «È una gara chiave per capire chi siamo»
JEREZ DE LA FRONTERA Se lo dice da solo, senza neanche bisogno di domandarglielo: « È una gara chiave » . Di già? Di già. Dopo appena tre tappe Valentino sta viaggiando controvento, di rincorsa, l’unico big in ritardo in uno dei campionati più equilibrati di sempre. In classifica ci sono cinque piloti in 8 punti, poi un altro a 15, e poi finalmente lui, settimo a meno 17 dal leader reale Dovizioso e a meno 16 da quello « percepito » Marquez, chiaramente il più tonico di tutti. In sé non è un gran distacco, soprattutto considerando lo zero causato da MM in Argentina. Il differenziale con il 2017 è però impietoso (- 27 contro il + 16 di Dovizioso, il + 7 di Marquez e il - 9 di Viñales), senza contare le sensazioni fastidiose, i dubbi da chiarire, l’esigenza di trovare in fretta punti fermi tecnici e psicologici. « È importante comprendere come stiamo » , osserva il campione, ben sapendo che se non andrà forte sulla pista dove ha vinto 9 volte sarà perché c’è proprio un grosso problema. Era stato così un anno fa, e si è visto com’è finita: quinto nel Mondiale, peggiore risultato della sua carriera in Yamaha. Eppure arrivò in Andalusia primo in classifica, la Yamaha volava, Viñales aveva vinto due Gp e la sensazione diffusa era che al Circuito de Velocidad la M1 potesse addirittura gettare i semi di una fuga. « Ero ottimista, addirittura pensavo che avrei potuto lottare per il titolo. Invece proprio allora sono iniziati i problemi: sono arrivato 10°, è stato il weekend peggiore di tutto l’anno e sono emersi tutti i limiti della moto » . Gara chiave, allora, e lo ripete, in inglese e in italiano, perché si capisca il concetto. « Ma non è questione di vincere a tutti i costi, bensì di essere veloci, stare nei primi cinque, avere una moto che si guida bene » . È il vecchio refrain valentiniano, che oggi anche Marquez ripete a pappagallo: « Puntare sempre al podio » . Marc lo ha appena detto nella conferenza stampa ufficiale. Valentino — che dell’incontro ravvicinato col Joker preferisce fare a meno anche stavolta — lo ripete poco dopo nella sua hospitality: « Bisogna essere competitivi ovunque. Ora invece in qualche gara si va bene e in altre si fatica » . Com’è chiaro, non è un problema di guida. Su quella il ragazzo di 39 anni si sente ancora sicuro come una volta. Si tratta invece della moto e del feeling che il pilota riuscirà ad avere con lei. Quest’anno, a differenza del 2017 in cui si parlava molto di telaio, il rebus concerne l’elettronica: in materia la Yamaha è indietro rispetto a Honda e Ducati, da qui la ricerca di un ingegnere che conosca i segreti della centralina Magneti Marelli meglio dei giapponesi di Iwata. Un punto a favore invece potrebbe essere l’asfalto nuovo di Jerez: con un grip migliore, di solito, la M1 dà più soddisfazioni. La morale resta comunque chiara: « È il momento di portare a casa un po’ di punti » . Un’urgenza assoluta in quello che Rossi riconosce come « un momento di difficoltà » che, dovesse continuare anche solo un paio di gare, rischierebbe di pregiudicare anche questo campionato: « Ovviamente darsi per vinti adesso renderebbe noiosa la stagione. Ma al momento non penso che siamo nella posizione di parlare di Mondiale » . Magari domenica Valentino cambierà idea. Prima però bisogna che cambino tante altre cose. Basteranno tre giorni sulla pista del cuore?