E Trump adesso ammette: mio il denaro per la pornostar
Il legale Giuliani: «Non erano fondi della campagna»
Il presidente Trump alla fine ha ammesso: « Sì, ho rimborsato l’avvocato che pagò la pornostar Stormy Daniels » . Dopo aver più volte negato, la retromarcia. Ma ora la Casa Bianca deve fronteggiare la polemica: « Non ha detto la verità agli americani » .
WASHINGTON Chi ha pagato Stormy Daniels? Ultima versione, riferita in diretta tv da Rudy Giuliani: l’avvocato Michael Cohen ha versato 1 30 mila dollari, ma poi è stato rimborsato da Donald Trump.
Ancora il 5 aprile scorso, il presidente, parlando ai cronisti sull’air Force One, era stato perentorio: « No, non so niente di questo pagamento, chiedete al mio avvocato » .
Ieri, invece, Trump, ha clamorosamente cambiato idea, via Twitter. Sembra quasi che il presidente abbia passato il telefonino al suo team legale: « Il signor Cohen, un avvocato, riceveva una somma mensile, ma non dai fondi della campagna elettorale ...». Cohen ha usato le risorse di Trump per concludere « un contratto privato tra due parti, conosciuto come non- di- sc los ureag ree ment( intesa per la riservatezza, ndr). Questi patti sono molto comuni tra le celebrità e tra le persone ricche. In questo caso è ancorava lido e verrà usato nell’arbitrato per danni contro las ignora Clifford(D ani els).L’ accordo doveva servire per bloccare le false e ricattatorie rivelazioni su una relazione sessuale. Il denaro per la campagna elettorale non ha avuto alcun ruolo » .
In un mese, dunque, Trumpèpassat od alla negazione totale dei fatti alla spiegazione, fin nei dettagli giuridici, dell’ accomodamento con la pornostar.
La vicenda diventa sempre più intricata. Rivediamo allora i passaggi principali. L’ attric eS tep han ieClif ford ,39 anni, nota come « Stormy Daniels » , sostiene di aver avuto una relazione sessuale con Trump nel 2006. La storia dell’intrallazzo riaffiora periodi- ca mente e alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2016 rischia di danneggiare la già raffazzonata reputazione del candidato repubblicano. Cohen, legale di fiducia della Trump Organization, « il pitbull di Donald», contatta Stormy: 130 mila dollari per il tuo silenzio. Il protocollo viene sottoscritto il 28 ottobre 2016 a Los Angeles. Ma il 12 gennaio 2018 ilWallS tre et Journal svela tutta la trama e da quel momento la pornostar e il suo difensore Micheal Avenatti si aggiungono alle spine che circondano la Casa Bianca.
Ora, dal punto di vista giuridico e politico, ecco qual è la questione più insidiosa: le norme elettorali impongono massima trasparenza contabile ai candidati. E né Trump, né il suo comitato hanno mai dichiarato l’esborso di questi 130 mila dollari.
Mercoledì sera Giuliani, as- sunto dall’amico Donald per trattare con il Super procuratore Robert Mueller sul « Russiagate » , ha colto di sorpresa perfino Sean Hannity, il conduttore di Fox News vicinissimo allo Studio Ovale: « Quel pagamento di 130 mila dollari è perfettamente legale. Non è denaro che proviene dai fondi della campagna elettorale. Cohen provvedeva a sistemare cose come queste e il presidente lo rimborsava con versamenti mensili, senza essere al corrente di che cosa si trattasse nello specifico. Le cifre sono arrivate anche fino a 460- 470 mila dollari » .
In sostanza, secondo Giuliani, « The Donald » metteva i soldi, senza necessariamente sapere come Cohen li usasse. E in ogni caso, insiste l’ex procuratore, « Michael ha solo fatto il suo lavoro: immaginatevi che cosa sarebbe successo se la storia di Stormy fosse uscita prima delle elezioni » .
La brusca sterzata di Giuliani e di Trump, però, potrebbe non bastare. Secondo un’ interpretazione restrittiva delle norme, l’assegno per Stormy resta una spesa per facilitare la campagna elettorale e quindi il candidato avrebbe dovuto dichiararla.
Intanto la Casa Bianca deve fronteggiare la polemica innescata da tv e giornali: Trump non ha detto la verità agli americani.
L’avvocato Cohen ha ricevuto una somma, ma non dai fondi della campagna elettorale, per un contratto di riservatezza Donald Trump