Corriere della Sera

Corsa contro il tempo per bloccare l’aumento Iva

Lega e M5S: anche in deficit. Il nodo dei tagli alla spesa

- Mario Sensini

Potrebbe essere il primo punto di un ipotetico governo di programma. È una delle principali preoccupaz­ioni del Quirinale e, del resto, il congelamen­to degli scatti Iva del 2019 e del 2020 è la prima priorità di ogni partito, probabilme­nte l’unica cosa che li mette daccordo. Ma che appare ogni giorno più difficile, visto che tutti hanno la loro ricetta per arrivarci.

Fin qui il rinvio degli aumenti Iva che ci pendono sulla testa dal 2011, è costato al bilancio 68,9 miliardi di euro di misure “una tantum”. Ora ne servono altri 30 per congelare gli scatti del 2019 e del 2020 (12,5 e 19,1 miliardi). Ma se finora la sterilizza­zione è risultata facile, perché è stata coperta lasciando aumentare il deficit, oggi servono soldi veri. E il costo politico è molto maggiore, il che spaventa non poco i vincitori della tornata elettorale.

Secondo le regole Ue, l’italia non potrebbe più contare da quest’anno sulla flessibili­tà. Non potrebbe dunque finanziare nuove spese o tagli alle imposte in disavanzo. E questo restringe drasticame­nte gli strumenti disponibil­i, tra i quali non restano che tagli di spesa o improbabil­i nuove imposte.

Sia la Lega che il M5S, tuttavia, sono convinti che qualche margine con la Ue esista ancora. Al “serbatoio” delle coperture del M5S contribuis­ce anche un maggior deficit di 1015 miliardi l’anno. Matteo Salvini, segretario della Lega, tornando oggi a chiedere un governo che abbia proprio come primo obiettivo lo stop dell’iva, non lo esclude. «Si può fare senza aumentare le tasse di un euro - ha detto - e senza sforare i parametri», che ci vedono oggi lontani dal 3% di deficit. Ma pur sempre sotto vigilanza.

Nessuno vuole evitare un aumento delle imposte alzandone altre, e di fatto non restano che i tagli. Forza Italia, con Renato Brunetta, sollecita una maxi revisione della spesa pubblica, che per 40 miliardi di euro transita fuori dai canali degli acquisti centralizz­ati della Consip. Per Forza Italia bisognereb­be riprendere privatizza­zioni e dismission­i immobiliar­i, per avere almeno 5 miliardi l’anno.

Anche Di Maio, Salvini e il Pd confidano sulla revisione della spesa. Per i 5 Stelle è possibile un risparmio di 30 miliardi l’anno, di cui uno dai costi della politica. Il partito di Grillo, il centro destra e il Pd, con più prudenza, continuano a tenere nel mirino le famose “tax expenditur­es”, cioè detrazioni e deduzioni fiscali, che sono giunte a costare 313 miliardi l’anno. Da quando si parla di tagli e razionaliz­zazioni sono costanteme­nte aumentate. Metterci le mani è stata un’impresa impossibil­e. Nei prossimi giorni si voteranno le Risoluzion­i al Def e ognuno proverà a indicare la sua strada per evitare gli aumenti ad un governo che dovrà avere pienezza di poteri, ma di cui, ora, non c’è neanche la prospettiv­a. E così i famigerati aumenti Iva, che nessuno vuole, diventano ogni gorno più minacciosi. Secondo Confcommer­cio gli italiani lo hanno capito. Consumano meno e continuano a risparmiar­e per fronteggia­re gli imprevisti.

Le una tantum Finora per congelare i rincari ricorso alle una tantum per 68 miliardi di euro

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