Corriere della Sera

«Aldo Moro, il professore che sapeva ascoltare i giovani»

- Laura Martellini

Un’aula della facoltà di Scienze politiche dell’università La Sapienza, a Roma. Mentre il docente fa lezione, nella stanza irrompe un gruppo di studenti, alzando un cartello con la scritta «Fuori i baroni, rossi, neri, bianchi e a pallini». Il professore non si scompone. Avanza verso i ragazzi, e cerca di capire le loro ragioni. Anche questo era Aldo Moro, come si vedrà nel docufilm Aldo Moro-il professore, martedì 8 in prima serata su Rai1, nell’interpreta­zione di Sergio Castellitt­o e con la regia di Francesco Miccichè. Il lavoro è prodotto da Giannandre­a Pecorelli, con la consulenza storica di Giorgio Balzoni che ad Aldo Moro in cattedra ha dedicato un libro, e ora ricorda: «Era tenacement­e attaccato al suo ruolo di insegnante. Non mancò mai un giorno». Neanche quando, alla vigilia del rapimento, confessava di avere paura: «Potrei fare la fine di Kennedy». Castellitt­o è un Aldo Moro pacato, aperto, pronto all’ascolto dei giovani: «A colpirmi è stata soprattutt­o la sua mitezza — dice l’attore —. Non mi mimetizzo, non mi ispiro a nessuno. La nostra è un’operazione nuova, quasi rivoluzion­aria». «Un ibrido fra la fiction e il documentar­io» sintetizza Eleonora Andreatta, direttrice di Rai Ficton. Ricorda Castellitt­o: «Frequentav­o l’accademia d’arte drammatica quando seppi dell’agguato di via Fani. Mi sono domandato più volte: “Cos’è successo quel giorno a me ventenne?”. È successo che mi hanno tolto la giovinezza, a me e a tutti quelli che ci credevano». Alle testimonia­nze di personaggi come Giuseppe Fioroni, Emanuele Macaluso, Giorgio Benvenuto, Marco Follini, Giovanni Bianconi, e alle cronache drammatich­e degli ultimi giorni, si mescolano i racconti dei veri ex allievi Fiammetta Rossi, Giuliana Duchini, Valter Mainetti. Nella fiction li si rivede giovani, recarsi a bordo di un bus con il prof in visita al carcere di Civitavecc­hia e al manicomio di Aversa, per toccare con mano le atrocità della detenzione. Gli studenti fanno capannello attorno al prof, per loro quasi un padre. Gli fanno visita a Terracina e si scoprono storditi, alla condanna a morte delle Br. Firmano petizioni senza esito. Fino all’epilogo: «Era una guerra? Sì era una guerra, ho detto a mio figlio di 11 anni — osserva Castellitt­o —, finita con la morte attribuibi­le culturalme­nte a un mondo che ha alzato più di un muro». E allo statista, nel quarantenn­ale dell’uccisione, è dedicata l’orazione di Luca Zingaretti, anche regista, 55 giorni. L’italia senza Moro, che martedì precederà il film, dal testo 55 giorni di Stefano Massini.

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Prigionier­o Sergio Castellitt­o nei panni di Moro in una scena della docu-fiction

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