Mamma e figlia di 2 anni in mare «Sono morte abbracciandosi»
Terracina, la tragedia in acquascooter. Annegato anche l’uomo alla guida
TERRACINA (LATINA) «Mentre mi avvicinavo col gommone, ho pregato fino all’ultimo che fosse una bambola», sospira il finanziere intervenuto per primo, insieme a due colleghi, ieri mattina, un miglio al largo di Foce Canneto, a sud di Terracina. Una bambola intrecciata a un galleggiante rosso. «Ma quando siamo arrivati, sotto il pelo dell’acqua, ho visto sua madre — continua l’uomo —. La donna teneva la bimba abbracciata, stretta a lei nel suo giubbotto salvagente. Erano viso a viso, cuore a cuore, la piccola con indosso ancora il pannolino...». A questo punto, il finanziere non vuole aggiungere altro e si commuove.
Mamma e figlia apparivano di carnagione scura, mulatta, così subito dopo il ritrovamento, alle 10.45, è scattato l’allarme: si era pensato addirittura all’ipotesi del naufragio di un battello carico di migranti. Sono partite, perciò, altre due motovedette da Gaeta e da Terracina e si è alzato in volo un elicottero per avvistare eventuali altri corpi presenti in acqua. «Io comunque ne dubitavo — dice il tenente di vascello Alessandro Poerio, comandante della Capitaneria di Porto di Terracina —. Perché questa non è certo una rotta nota per l’immigrazione clandestina. Ho pensato, invece, piuttosto ad un incidente: una barca che s’era rovesciata, una falla che si era aperta su un natante e così via...».
Un incidente, già. Proprio quello che era avvenuto quattro giorni prima, trenta miglia più a sud, il giorno del primo maggio, quando Pierluigi Iacobucci, 36 anni, imprenditore campano di Mondragone, titolare insieme ai familiari di una catena di supermercati, aveva voluto prendere la sua moto d’acqua a Castel Volturno (Caserta) per fare un giro al largo insieme alla giovane amica cubana Yaime Digne Perez Cappe, 31 anni, con cui si frequentava da qualche mese. Doveva essere una tranquilla gita in aquascooter a cui però, incredibilmente, avevano deciso di aggregare anche Sofia, che aveva solo due anni ed era la figlia di Yaime: proprio loro sono state ritrovate morte, ieri mattina, a un miglio da Foce Canneto.
Forse la moto d’acqua è stata tradita dalle cattive condizioni del mare. Nessuno purtroppo potrà mai raccontarlo. «Il cadavere dell’imprenditore l’abbiamo rinvenuto, impigliato all’aquascooter, lo scorso due maggio a Baia Domizia, vicino alla foce del Garigliano», dice Luca Gino Iannotti, capitano della compagnia carabinieri di Mondragone. Sono state le correnti, poi, a trasportare i cadaveri di mamma e figlia 25-30 miglia più a nord: «Per due giorni abbiamo avuto lo scirocco e un mare forza 4 — spiega il comandante di Terracina, il tenente di vascello Alessandro Poerio —. Lo scirocco è un vento che spinge da sud-est verso nord-ovest, proprio la rotta che hanno seguito i corpi». All’obitorio di Terracina saranno eseguite le due autopsie. Sull’incidente in mare indagano al momento la Procura di Latina e quella di Santa Maria Capua Vetere. In via del Molo, davanti alla Capitaneria, ci sono gli uomini degli equipaggi che in mattinata hanno effettuato l’intervento. Piangono tutti.