Napoli e i rifiuti Se il vicesindaco accusa i cittadini
ANapoli, ai primi segnali di un ritardo nella raccolta differenziata, è stato Francesco Iacotucci, l’amministratore dell’asìa, l’azienda per la raccolta dell’immondizia, a dirla grossa: «Incivili? No, sarebbe riduttivo. Quelli che mischiano i rifiuti sono bastardi». Proprio così: bastardi. Ieri, dopo giorni di cassonetti tracimanti, è intervenuto invece Raffaele Del Giudice, il vicesindaco: «Le difficoltà sono dovute a imprevisti. I cittadini incivili (bastardi no, sarebbe eccessivo, ndr) ci danneggiano». Ogni volta che a Napoli la spazzatura si accumula e i turisti cominciano a fotografarla, la reazione nel Palazzo è sempre la stessa: la colpa è dei napoletani, non degli amministratori. Sono i napoletani che sporcano, non gli addetti al servizio che non puliscono. Fu così al tempo di Bassolino e dell’emergenza rifiuti, che doveva durare otto mesi e insozzò invece la città per otto anni. Ed è così oggi, al tempo di de Magistris e della rivoluzione arancione, per altro finita anche nel mirino de il Fatto Quotidiano e di Propaganda Live. Curioso, poi, constatare come, ancora una volta, si decolli verso utopie per certi versi «antropogenetiche», la rivoluzione del nuovo cittadino napoletano capace di cambiare il corso della Storia, e si atterri invece su giustificazioni di tipo antropologico: non prendetevela con noi che amministriamo, ma con quelli che non si lasciano governare. Ma perché basta un imprevisto a mandare tutto all’aria? Semplice. Perché a Napoli e in Campania il ciclo dei rifiuti è rimasto aperto. Fatto l’unico inceneritore, quello di Acerra, tutti hanno ritenuto che potesse bastare. Che sarebbe stato meglio buttarsi su impianti alternativi. Ma bisognava realizzarli. E a questo piccolo particolare nessuno ha più pensato.
@mdemarco55