Alla conquista dei turisti cinesi
Sono i più grandi viaggiatori del pianeta Adorano l’italia, ma si fermano poche notti Il piano di Federalberghi e il «caso» Pisa
PORTO CERVO I numeri raccontano un business colossale, quello dei turisti cinesi in giro per il mondo. Nel 2017 sono stati 129 milioni. Cifra record che ne fa stabilmente, dal 2013, il popolo in vetta alla classifica tra coloro che viaggiano di più. L’europa è una delle mete prescelte: sempre nello scorso anno ne sono arrivati 12 milioni e tra questi un milione e 500 mila hanno visitato l’italia. Ma solamente mezzo milione è atterrato direttamente in un nostro aeroporto.
Il resto, la maggior parte delle comitive, è giunto da noi sbarcando dagli hub europei. E scegliendo poi le città d’arte dello Stivale come meta di un soggiorno «mordi e fuggi», magari in treno o in corriera dalla Costa Azzurra, dalla Svizzera o dal Brennero, concentrato in poche ore. Dati emersi nel corso dell’assemblea generale di Federalberghi — il «parlamento» dell’associazione, 27 mila associati dal Trentino alla Sicilia — che si è tenuta ieri a Porto Cervo, in Costa Smeralda. «I flussi sono in enorme ascesa — ha detto il presidente dell’associazione Bernabò Bocca, torinese, titolare di una catena di 11 hotel e 500 addetti impiegati in tutta Italia — tanto che nel prossimo quinquennio le stime dicono che i turisti cinesi nel mondo raggiungeranno i 700 milioni».
La sfida per intercettare i viaggiatori in arrivo dall’altra parte della Grande Muraglia dunque è partita «e non c’è tempo da perdere» dice il sindacalista degli albergatori. Dopo Francia e Germania «siamo la terza meta europea prescelta dal turismo cinese» prosegue Bocca, che una «road map» per scalare le posizioni l’ha già pianificata. Intanto sta per essere concluso un accordo con Alibaba — il colosso dell’ecommerce che gestisce Alipay, il sistema di pagamento su cellulare usato da 600 milioni di cinesi — finalizzato a dotare gli alberghi italiani dei pos per le transazioni con il telefonino. «Un sistema che in Cina è la norma — afferma Rodrigo Cipriani Foresio, responsabile per il Sud Europa di Alibaba —. Con lo smartphone loro fanno tutto: scelgono il ristorante, ordinano il menu, pagano. Il web è la chiave per catturare i nuovi turisti cinesi».
Non solo. L’identikit che Bocca traccia dei cinesi («gente creativa» li definisce Beppe Severgnini, il direttore di 7 intervenuto alla convention alberghiera) è piuttosto sorprendente. Sì, viaggiano per il 70 per cento in comitiva, ma «che siano millennials, o appartenenti alla middle-class, sono tutti big spender: attenti al prezzo della stanza, però con una disponibilità economica incomparabile che consente loro di pagare anche 1.600 euro al giorno in shopping».
Ecco perché Federalberghi consiglia agli hotel di prevedere personale che parli cinese, di inserire la Cctv (l’emittente di Stato, ndr) in camera, così come di offrire quotidiani e riviste del Dragone. Certo, serve pure dell’altro. Se il turista cinese atterra nel Vecchio Continente in hub stranieri è anche perché «almeno sino allo scorso anno — osserva il presidente di Federalberghi — erano pochi i collegamenti aerei per l’italia».
Poi c’è anche la questione «visti». Pure se l’ambasciata a Pechino è tra le più sollecite nel rilascio, «snellire le procedure, anche online», può evitare un cambio di destinazione all’ultimo momento dopo aver scoperto che è troppo complicato ottenere il timbro d’ingresso sul passaporto.
Il brand «Italia» deve poi essere valorizzato «facendo sistema con privati, Enit e il governo» anche perché molti cinesi hanno del Belpaese un’idea frutto di quel che vedono magari in televisione. Bocca sorride, riferendosi al recente boom turistico di Pisa, «meta ambita, tanto da rivaleggiare con Roma, Firenze e Venezia, dopo che la torre pendente è apparsa in una celebre soap opera cinese».