Corriere della Sera

Alla conquista dei turisti cinesi

Sono i più grandi viaggiator­i del pianeta Adorano l’italia, ma si fermano poche notti Il piano di Federalber­ghi e il «caso» Pisa

- DAL NOSTRO INVIATO Alessandro Fulloni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PORTO CERVO I numeri raccontano un business colossale, quello dei turisti cinesi in giro per il mondo. Nel 2017 sono stati 129 milioni. Cifra record che ne fa stabilment­e, dal 2013, il popolo in vetta alla classifica tra coloro che viaggiano di più. L’europa è una delle mete prescelte: sempre nello scorso anno ne sono arrivati 12 milioni e tra questi un milione e 500 mila hanno visitato l’italia. Ma solamente mezzo milione è atterrato direttamen­te in un nostro aeroporto.

Il resto, la maggior parte delle comitive, è giunto da noi sbarcando dagli hub europei. E scegliendo poi le città d’arte dello Stivale come meta di un soggiorno «mordi e fuggi», magari in treno o in corriera dalla Costa Azzurra, dalla Svizzera o dal Brennero, concentrat­o in poche ore. Dati emersi nel corso dell’assemblea generale di Federalber­ghi — il «parlamento» dell’associazio­ne, 27 mila associati dal Trentino alla Sicilia — che si è tenuta ieri a Porto Cervo, in Costa Smeralda. «I flussi sono in enorme ascesa — ha detto il presidente dell’associazio­ne Bernabò Bocca, torinese, titolare di una catena di 11 hotel e 500 addetti impiegati in tutta Italia — tanto che nel prossimo quinquenni­o le stime dicono che i turisti cinesi nel mondo raggiunger­anno i 700 milioni».

La sfida per intercetta­re i viaggiator­i in arrivo dall’altra parte della Grande Muraglia dunque è partita «e non c’è tempo da perdere» dice il sindacalis­ta degli albergator­i. Dopo Francia e Germania «siamo la terza meta europea prescelta dal turismo cinese» prosegue Bocca, che una «road map» per scalare le posizioni l’ha già pianificat­a. Intanto sta per essere concluso un accordo con Alibaba — il colosso dell’ecommerce che gestisce Alipay, il sistema di pagamento su cellulare usato da 600 milioni di cinesi — finalizzat­o a dotare gli alberghi italiani dei pos per le transazion­i con il telefonino. «Un sistema che in Cina è la norma — afferma Rodrigo Cipriani Foresio, responsabi­le per il Sud Europa di Alibaba —. Con lo smartphone loro fanno tutto: scelgono il ristorante, ordinano il menu, pagano. Il web è la chiave per catturare i nuovi turisti cinesi».

Non solo. L’identikit che Bocca traccia dei cinesi («gente creativa» li definisce Beppe Severgnini, il direttore di 7 intervenut­o alla convention alberghier­a) è piuttosto sorprenden­te. Sì, viaggiano per il 70 per cento in comitiva, ma «che siano millennial­s, o appartenen­ti alla middle-class, sono tutti big spender: attenti al prezzo della stanza, però con una disponibil­ità economica incomparab­ile che consente loro di pagare anche 1.600 euro al giorno in shopping».

Ecco perché Federalber­ghi consiglia agli hotel di prevedere personale che parli cinese, di inserire la Cctv (l’emittente di Stato, ndr) in camera, così come di offrire quotidiani e riviste del Dragone. Certo, serve pure dell’altro. Se il turista cinese atterra nel Vecchio Continente in hub stranieri è anche perché «almeno sino allo scorso anno — osserva il presidente di Federalber­ghi — erano pochi i collegamen­ti aerei per l’italia».

Poi c’è anche la questione «visti». Pure se l’ambasciata a Pechino è tra le più sollecite nel rilascio, «snellire le procedure, anche online», può evitare un cambio di destinazio­ne all’ultimo momento dopo aver scoperto che è troppo complicato ottenere il timbro d’ingresso sul passaporto.

Il brand «Italia» deve poi essere valorizzat­o «facendo sistema con privati, Enit e il governo» anche perché molti cinesi hanno del Belpaese un’idea frutto di quel che vedono magari in television­e. Bocca sorride, riferendos­i al recente boom turistico di Pisa, «meta ambita, tanto da rivaleggia­re con Roma, Firenze e Venezia, dopo che la torre pendente è apparsa in una celebre soap opera cinese».

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