«Farei Sottovoce in eterno e non cambio mai il cellulare La mia vita da abitudinario»
Il giornalista: non prendo l’aereo e i soldi non mi interessano
S tazione Centrale di Milano, un pomeriggio di sole. La portiera del taxi si chiude, un’onda di capelli danza sulla camicia a righe bianche e blu e Gigi Marzullo comincia a fare Gigi Marzullo: «Ma lei da quanto tempo vive a Milano? E dove abita? E si trova bene?». Per fortuna il cellulare gli squilla prima della faccenda della vita e dei sogni. Ecco, il cellulare: un Motorola che ha la stessa età della carriera di Marzullo, trent’anni, se consideriamo Mezzanotte e dintorni prima e Sottovoce poi, programma che va in onda su Rai 1 dal 1994.
Gigi, ma perché non usa lo smartphone?
«Per carità. Uso solo vecchi telefonini che servono per telefonare e basta. Ma sa quanti ne ho di questi? Dodici. Una scorta: quando ne comprai uno, capii che non me ne sarei mai separato. Ma sapevo che prima o poi sarebbero scomparsi. Allora feci riserva. Io sono così: mi affeziono e tac, è finita».
Il taxi la prende alla larga. Poco male. Marzullo ama Milano: viene qui una volta alla settimana per partecipare a Che fuori tempo che fa, sta quasi pensando di comprare un appartamento in centro, le ormai famose camicie a righe se le fa fare su misura da una sarta brianzola. Passiamo davanti a san Marco, poi via Manzoni. Il distretto dell’informazione, tra il Corriere della Sera e Il Giorno.
Avellinese, lei ha cominciato con «Il Mattino». Poi Roma e la tv. Nostalgia della scrittura?
«No, sono uno che sta bene solo davanti a una telecamera. E possibilmente senza pubblico in sala. Amo lo schermo. Pensi che a casa ho un televisore in ogni stanza, anche in bagno. Guardo la tv sin dal mattino, poi ogni giorno vado in ufficio, a piedi perché abito vicino a viale Mazzini. La Rai è la mia vita. Ah, e non uso nemmeno carte di credito, se le interessa», aggiunge sfoderando una mazzetta di banconote, tipo il Milione del signor Bonaventura.
Paga il taxi, ci accomodiamo nella hall di un albergo del centro. Marzullo viene qui da anni, dorme sempre nella stessa stanza («Dottore, le portiamo i suoi salatini preferiti, gradisce la