«Aiuto, salvatemi da professori e compagni»
Sono una studentessa liceale. Scrivo per raccontare il contesto scolastico in cui io e altri studenti stiamo crescendo. Inizio dai professori (mio padre è insegnante e sono consapevole dello stress dei docenti, ma non per questo giustifico certi loro atteggiamenti). Una professoressa entra in classe urlando. Le sue urla non servono a sovrastare il baccano: il baccano non c’è. Tiriamo fuori i libri e lei grida di nuovo: dobbiamo stare zitti, che non capisce più niente, che la disturbiamo. Urla ai fogli dei quaderni, alle copertine rovinate, agli zaini che si accartocciano sul pavimento: noi, continuiamo a stare zitti. C’è poi un professore che non capisco come sia sfuggito a cure psichiatriche in questi anni. Fervente cattolico, negazionista, misogino, omofobo e cospirazionista, tenta di trasmettere le sue ideologie agli studenti. Lui è bravo a parlare: peccato sia matto! Noi adolescenti siamo creature curiose. Ne ho incontrati alcuni che diventeranno ottimi adulti; altri, la maggior parte, no. Ho una richiesta: la scuola intervenga nell’educarli, perché è chiaro che certi genitori non sono in grado. La classe non è una classe, ma gruppetti di persone che convivono senza tollerarsi 5 ore al giorno ogni giorno. Infine, l’analisi su di noi, gli «a malapena sufficienti»: il programma scolastico è stato scritto da chi non ha mai messo piede in una scuola!
Laura
Ogni domenica pubblichiamo il racconto breve — reale o di fantasia — scritto da un lettore