«Cane sciolto», le tre vite di Omar Pedrini a teatro
Gli alti e bassi di una vita rock’n’roll. Ci vuole coraggio per far fare i conti anche con i secondi. E per raccontarli prima in un libro e poi da un palco. È quello che ha fatto Omar Pedrini con «Cane sciolto», anomala biografia firmata con Federico Scarioni, l’altra sera al debutto teatrale al Menotti di Milano (sarà poi in tournée in autunno). Lo spettacolo incrocia i racconti di vita — anzi delle tre vite come le definisce Omar che due volte è finito sotto i ferri per le bizze del suo cuore ipertrofico — alla musica dell’ex leader dei Timoria. Le canzoni scaldano il dialogo con Scarioni, il pretesto narrativo è la revisione delle bozze della biografia, e il racconto serve a far emergere dettagli e illuminare le profondità dei testi delle canzoni. Ci sono momenti in cui vince l’ironia, passaggi dove guida l’epica sesso, droga e rock and roll, c’è il gusto delle passioni (le donne e l’enogastronomia), i viaggi a ritroso nella memoria, i pugni allo stomaco di quando la vita diventa buia. I musicisti usano spesso la loro arte come valvola di sfogo per il loro lato oscuro, raccontano le tragedie personali e le sofferenze nelle canzoni, ma non ci devono essere mai ombre sulla carriera. Il coraggio (e la verità) sta nel far vedere anche quelle. L’episodio della vendita del pianoforte per poter pagare il battesimo della figlia perché il conto in banca è a zero mostra l’uomo più che l’artista. Anzi gli uomini, anche l’amico che lo ha ricomprato per lui.