Corriere della Sera

Contro i resti del Verona

Quattro gol: quando c’è Li i rossoneri volano. Hellas in serie B

- Arianna Ravelli

MILANO L’ultima volta che si era presentata a San Siro una squadra all’ultima spiaggia, che aveva bisogno di una vittoria per togliersi lo sfizio di rimandare un po’ l’appuntamen­to con la B, al Milan non era andata benissimo. Ma la «figuraccia contro il Benevento che ha fatto tremare i muri a Milanello» (testo e musica di Rino Gattuso) non ha avuto repliche. Troppo in disarmo il Verona, che pensa già a provare alcuni giovani (Bearzotti, Danzi) e finisce salutando ufficialme­nte la A con la settima sconfitta consecutiv­a in trasferta, troppo concentrat­o il Milan, che parte con lo spirito giusto trascinato da Suso e Calhanoglu (è il turco su assist di Jesus ad andare in gol dopo 10 minuti, con la collaboraz­ione di Heurtaux) e, spronato da Gattuso che azzanna i suoi ogni qual volta vede cali di tensione, ottiene tutto quello che poteva chiedere alla serata: si vendica della sconfitta dell’andata e in generale dei punti persi con le piccole, riconquist­a il sesto posto — aspettando oggi l’atalanta all’olimpico con la Lazio —, soprattutt­o arriva nel modo migliore alla finale di Coppa Italia di mercoledì, la partita che può davvero cambiare i destini di questa squadra.

Gattuso lo sa meglio di tutti: sa che le vittorie chiamano vittorie e che quindi sarebbe importante cominciare da qualche parte, sa che la rosa, molto giovane e naturalmen­te da sistemare sul mercato (in primis, con un attaccante), potrebbe avere ampi margini di crescita e aprire un ciclo virtuoso. Il resto lo sanno l’ad Marco Fassone e il proprietar­io Yonghong Li, ieri sugli spalti (il Milan non ha mai perso in sua presenza) e mercoledì a Roma: l’europa League diretta ti cambia la vita e un trofeo in tasca aiuta anche quando si vanno a chiedere finanziame­nti.

Ma, in vista della Juve, la partita di ieri vale poco più di un buon allenament­o: ben gestito, con buon giro palla, fluide azioni sulle fasce, tanti cambi di gioco, dialoghi tra le linee anche strette, ma anche pochissima opposizion­e. Per gol segnati da Patrick Cutrone in questo campionato: sono arrivati tutti con tiri da dentro l’area di rigore capire l’animus pugnandi degli uomini di Pecchia, basti dire che nel primo tempo sono stati commessi tre falli. Gattuso ha comunque diverse cose di cui rallegrars­i: la forma di Calhanoglu e Suso, come detto, il rientro di Romagnoli, la regia pulita di Locatelli, che dovrà sostituire Biglia, il ritorno al gol di un attaccante, Cutrone, che non segnava da sei partite. È il suo sinistro, su verticaliz­zazione di Bonaventur­a, alla mezz’ora, a chiudere una partita mai aperta.

Nella ripresa, dopo il momento di gloria di Abate, che dopo uno scambio con Suso trova un bel gol di esterno, Gattuso pensa a dosare le energie, i ritmi si abbassano ancora di più e il Milan concede al coreano Lee, subentrato, di mettersi in mostra con un gran sinistro da fuori che batte Donnarumma (il gol di Borini poi ristabilir­à le distanze). Al momento dei cambi, la vera nota negativa: Kalinic, che subentra a Cutrone, viene accolto tra i fischi, a testimonia­re un feeling mai nato. Anche lui ha una finale di Coppa Italia per riscattars­i. O per salutare.

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