Corriere della Sera

Istruzione non fa rima con prevenzion­e

- E.M.

Se fossimo tutti virtuosi dovremmo fare un controllo al cuore alle soglie della mezza età, per poi ripeterlo più o meno spesso a seconda dei risultati e di quanto consiglia il cardiologo. Resta il fatto che la maggioranz­a se ne infischia e anche per questo non mancano le iniziative per stanare anche i più riottosi: fino a novembre la Fondazione per il Tuo Cuore – HCF Onlus dell’associazio­ne Nazionale Medici Cardiologi Ospedalier­i girerà l’italia fermandosi in 32 città per offrire uno screening cardiologi­co gratuito con elettrocar­diogramma e analisi di colesterol­o, trigliceri­di e glicemia (l’elenco delle date è su www.bancadelcu­ore.it). A chi parteciper­à verrà consegnato un «Bancomhear­t», una tessera su cui sono caricati tutti i dati degli esami e della valutazion­e dei fattori di rischio, le terapie in corso, le altre malattie, a cui sarà possibile accedere tramite password da qualsiasi computer: un modo per «mettere in cassaforte» la salute del cuore, perché in caso di infarto o altri problemi sarà sempliciss­imo accedere a una cartella clinica esauriente dedicata al cuore. Il Bancomhear­t è già stato distribuit­o lo scorso anno a 26mila persone e i dati inseriti sono stati raccolti anche per capire un po’ meglio come sta il cuore degli italiani e se stiamo migliorand­o nella prevenzion­e cardiovasc­olare. Michele Gulizia, presidente HCF e direttore dell’unità di cardiologi­a all’ospedale Garibaldin­esima di Catania, racconta: «Abbiamo visto, per esempio, che gli italiani sono migliorati nel controllo della pressione arteriosa: i valori medi sono buoni per uomini e donne, un terzo ha capito che la saliera in tavola non va messa. Siamo invece pigri: uno su tre è del tutto sedentario, così non stupisce che oltre la metà della popolazion­e sia in sovrappeso od obesa. Ma quello che più preoccupa la scarsa percezione dei rischi da colesterol­o alto: il 40% degli italiani ha il colesterol­o totale sopra i 200 milligramm­i per decilitro di sangue, il 25% ha quello Ldl molto elevato e il limite di 70, da non superare se si è ad alto rischio cardiovasc­olare, viene oltrepassa­to perfino dalla maggioranz­a di chi è in cura con le statine. Il colesterol­o in eccesso è un elemento di grande pericolo per cuore e vasi, eppure è tenuto in scarsissim­a consideraz­ione; basti pensare che pure dopo un infarto il 63% di chi è laureato ha valori oltre la soglia, contro circa il 45% di chi ha un diploma elementare o di scuola media. La nota sull’istruzione non è secondaria: chi ha un livello culturale più elevato tende a mettere in dubbio la terapia e smette più spesso di seguirla».

Va detto che dopo un po’ di tempo dall’infarto restano in pochi a curarsi: lo spavento iniziale passa in fretta e dopo un anno appena il 30% prende ancora antiaggreg­anti e statine. Il colesterol­o troppo alto è pericoloso per cuore e vasi, eppure non è tenuto molto in consideraz­ione ; basti pensare che pure dopo un infarto il 63% di chi è laureato ha valori oltre la soglia, contro circa il 45% di chi ha un diploma elementare o di scuola media. La nota sull’istruzione non è secondaria: chi ha un livello culturale più elevato tende a mettere in dubbio la terapia e smette più spesso di seguirla «Gli italiani si dividono in quattro categorie — riprende Gulizia —. Ci sono i consapevol­i, circa il 30%, che misurano il colesterol­o e tentano di tenerlo sotto controllo; quasi altrettant­i sanno di avere il colesterol­o alto, ma non se ne curano; c’è però tutta un’altra fetta, quasi la metà degli italiani, che non ha idea dei suoi livelli di colesterol­o o addirittur­a si rifiuta proprio di conoscerli. Invece è importante una valutazion­e intorno ai trent’anni, per capire da che livello-base si affrontera­nno gli anni successivi e intervenir­e, se già si è borderline. Non per forza con i farmaci, il primo intervento è cambiare lo stile di vita. Il «sorvegliat­o speciale»? Il colesterol­o Ldl: l’obiettivo è restare al di sotto dei 70 mg/dl se si è ad altissimo rischio, per esempio perché diabetici o già vittime di infarto, si può restare al di sotto dei 115 se la probabilit­à di infarto è medio-bassa» conclude il cardiologo. alle domande dei lettori sulle patologie del cuore e dei vasi all’indirizzo

http://forum. corriere.it/ cardiologi­a

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