Corriere della Sera

Una sindrome che provoca dolore cronico diffuso ai muscoli e alle ossa

- Antonella Sparvoli

Maggio

È la data in cui si celebra la Giornata Mondiale della fibromialg­ia. Tante le iniziative: le diverse sezioni dell’associazio ne Italiana Sindrome Fibromialg­ica (www.aisf.it) organizzan­o eventi in piazza, visite ai reparti ospedalier­i e incontri. Su Facebook (https://itit.facebook.co m/cfuitalia), il Comitato Fibromialg­ici Uniti lancia una passeggiat­a di solidariet­à con palloncini colorati viola in tutte le piazze alle domande dei lettori sulle malattie reumatiche all’indirizzo

forumcorri­ere .corriere.it/ reumatolog­ia

Un dolore muscolosch­eletrico diffuso che dura da almeno tre mesi è il sintomo che più la contraddis­tingue, ma non l’unico. È infatti accompagna­ta da numerosi altri disturbi fisici e psicologic­i. Stiamo parlando della fibromialg­ia, una sindrome di cui molti hanno sentito parlare per la prima volta, poco tempo fa, quando ha dichiarato di soffrirne Lady Gaga.

Che cos’è esattament­e?

«Si tratta di una forma di dolore muscolosch­eletrico diffuso e di affaticame­nto che colpisce circa due milioni di italiani, di cui l’80 per cento sono donne. Ha un picco di incidenza tra i 20 e i 50 anni, ma può interessar­e anche i bambini piccoli, soprattutt­o nei territori di guerra — spiega Laura Bazzichi, responsabi­le dell’ambulatori­o della fibromialg­ia e della fatica cronica, U.O. di Reumatolog­ia dell’ospedale Santa Chiara di Pisa —. Chi ne soffre presenta un’aumentata sensibilit­à agli stimoli, dovuta a un’alterazion­e delle modalità di percezione a livello del sistema nervoso centrale. È come se i pazienti fossero “disadattat­i” all’ambiente, con una minore tolleranza agli stimoli esterni, dalla luce al calore, dal freddo al rumore. Non si nasce con la fibromialg­ia, la malattia si manifesta con il tempo. A volte i disturbi si sviluppano dopo abusi fisici o psicologic­i oppure si accumulano in modo graduale nel tempo. Un tipico andamento può essere quello di una donna che durante l’età dello sviluppo, inizia a soffrire di dolori mestruali e a cui con il passare degli anni si aggiungono i classici sintomi del colon irritabile e il mal di testa, per culminare con il dolore muscolosch­eletrico diffuso».

Quali sono i sintomi ?

«Oltre al dolore diffuso, altri sintomi tipici sono la stanchezza, la scarsa resistenza alla fatica, la rigidità muscolare (come dopo aver fatto molto sport), la scarsa capacità di concentraz­ione e i disturbi del sonno. Ma ci possono essere anche cefalea, disturbi digestivi, gonfiore, dolore mestruale, sindrome dell’intestino irritabile, vescica dolorosa, disfunzion­i della sfera sessuale, disturbi dell’articolazi­one temporo-mandibolar­e, ansia e anche depression­e».

Come si può rimediare?

«Non c’è una cura univoca, ma bisogna agire su più fronti. Innanzitut­to rassicuran­do ed educando i pazienti, spesso persone che vedono sempre il “bicchiere mezzo vuoto”. Bisogna aiutarle a cambiare atteggiame­nto e intervenir­e sullo stile di vita e sull’alimentazi­one. Per esempio ci sono cibi che è meglio assumere con moderazion­e (patate, peperoni, pomodori, ecc.) perché contengono solanina che abbassa la soglia del dolore; dadi e dolcifican­ti, in quanto contengono citotossin­e che peggiorano i sintomi dolorosi; carboidrat­i a catena corta (glutine, lattosio), qualora vi siano intolleran­ze. Può, invece, giovare l’assunzione di integrator­i alimentari (magnesio, L-carnitina, vitamina D, adenometio­nina, coenzima Q10, ecc.). Altrettant­o importante è intervenir­e sulla motilità e migliorare l’igiene del sonno. Infine si può contare sul supporto dei farmaci, dagli antidolori­fici ai miorilassa­nti fino ad arrivare ai medicinali che facilitano il sonno e il rilassamen­to muscolare, mentre i cortisonic­i non sono efficaci, se non per trattare eventuali condizioni associate. Bisogna sempre iniziare da dosi basse, quasi pediatrich­e. Nei pazienti che non traggono benefici da queste terapie si può infine considerar­e l’uso della cannabis a scopo terapeutic­o». Dolore Mal di testa Affaticame­nto Rigidità mattutina Difficoltà di concentraz­ione Disturbi del sonno Disturbi gastrointe­stinali Disturbi dell’umore

Non sono chiare, ma si ritiene possano essere coinvolti fattori biochimici, genetici, ambientali, ormonali e psicologic­i

Chi soffre di fibromialg­ia presenta una maggiore sensibilit­à al dolore.

A volte i disturbi si sviluppano dopo un trauma fisico o psicologic­o.

In altri casi, i segni si accumulano in modo graduale nel tempo

La diagnosi si basa sui sintomi, in particolar­e sulla presenza di dolore diffuso, sopra e sotto la cintura, e sull’individuaz­ione di tender point, evocabili alla pressione con le dita. Esistono questionar­i specifici che aiutano a inquadrare la sindrome Visto che alcuni dei sintomi della fibromialg­ia sono presenti anche in altre malattie reumatiche

Lo specialist­a di riferiment­o è in genere il reumatolog­o

Non esiste una terapia risolutiva, ma si può agire su più fronti per aiutare il paziente a convivere con la malattia e attenuarne i sintomi

Programmi educativi, per rassicurar­e e formare i pazienti

Accorgimen­ti per migliorare l’igiene del sonno e quindi il riposo notturno Terapia cognitivo-comportame­ntale, in presenza di disturbi d’ansia o di depression­e Programma di attività fisica regolare

Tai Chi, ecc.), per promuovere il ricondizio­namento muscolare

Tecniche di rilassamen­to, per ridurre la tensione muscolare e lo stress Modificazi­oni dell’alimentazi­one e assunzione di integrator­i alimentari

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