Una sindrome che provoca dolore cronico diffuso ai muscoli e alle ossa
Maggio
È la data in cui si celebra la Giornata Mondiale della fibromialgia. Tante le iniziative: le diverse sezioni dell’associazio ne Italiana Sindrome Fibromialgica (www.aisf.it) organizzano eventi in piazza, visite ai reparti ospedalieri e incontri. Su Facebook (https://itit.facebook.co m/cfuitalia), il Comitato Fibromialgici Uniti lancia una passeggiata di solidarietà con palloncini colorati viola in tutte le piazze alle domande dei lettori sulle malattie reumatiche all’indirizzo
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Un dolore muscoloscheletrico diffuso che dura da almeno tre mesi è il sintomo che più la contraddistingue, ma non l’unico. È infatti accompagnata da numerosi altri disturbi fisici e psicologici. Stiamo parlando della fibromialgia, una sindrome di cui molti hanno sentito parlare per la prima volta, poco tempo fa, quando ha dichiarato di soffrirne Lady Gaga.
Che cos’è esattamente?
«Si tratta di una forma di dolore muscoloscheletrico diffuso e di affaticamento che colpisce circa due milioni di italiani, di cui l’80 per cento sono donne. Ha un picco di incidenza tra i 20 e i 50 anni, ma può interessare anche i bambini piccoli, soprattutto nei territori di guerra — spiega Laura Bazzichi, responsabile dell’ambulatorio della fibromialgia e della fatica cronica, U.O. di Reumatologia dell’ospedale Santa Chiara di Pisa —. Chi ne soffre presenta un’aumentata sensibilità agli stimoli, dovuta a un’alterazione delle modalità di percezione a livello del sistema nervoso centrale. È come se i pazienti fossero “disadattati” all’ambiente, con una minore tolleranza agli stimoli esterni, dalla luce al calore, dal freddo al rumore. Non si nasce con la fibromialgia, la malattia si manifesta con il tempo. A volte i disturbi si sviluppano dopo abusi fisici o psicologici oppure si accumulano in modo graduale nel tempo. Un tipico andamento può essere quello di una donna che durante l’età dello sviluppo, inizia a soffrire di dolori mestruali e a cui con il passare degli anni si aggiungono i classici sintomi del colon irritabile e il mal di testa, per culminare con il dolore muscoloscheletrico diffuso».
Quali sono i sintomi ?
«Oltre al dolore diffuso, altri sintomi tipici sono la stanchezza, la scarsa resistenza alla fatica, la rigidità muscolare (come dopo aver fatto molto sport), la scarsa capacità di concentrazione e i disturbi del sonno. Ma ci possono essere anche cefalea, disturbi digestivi, gonfiore, dolore mestruale, sindrome dell’intestino irritabile, vescica dolorosa, disfunzioni della sfera sessuale, disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare, ansia e anche depressione».
Come si può rimediare?
«Non c’è una cura univoca, ma bisogna agire su più fronti. Innanzitutto rassicurando ed educando i pazienti, spesso persone che vedono sempre il “bicchiere mezzo vuoto”. Bisogna aiutarle a cambiare atteggiamento e intervenire sullo stile di vita e sull’alimentazione. Per esempio ci sono cibi che è meglio assumere con moderazione (patate, peperoni, pomodori, ecc.) perché contengono solanina che abbassa la soglia del dolore; dadi e dolcificanti, in quanto contengono citotossine che peggiorano i sintomi dolorosi; carboidrati a catena corta (glutine, lattosio), qualora vi siano intolleranze. Può, invece, giovare l’assunzione di integratori alimentari (magnesio, L-carnitina, vitamina D, adenometionina, coenzima Q10, ecc.). Altrettanto importante è intervenire sulla motilità e migliorare l’igiene del sonno. Infine si può contare sul supporto dei farmaci, dagli antidolorifici ai miorilassanti fino ad arrivare ai medicinali che facilitano il sonno e il rilassamento muscolare, mentre i cortisonici non sono efficaci, se non per trattare eventuali condizioni associate. Bisogna sempre iniziare da dosi basse, quasi pediatriche. Nei pazienti che non traggono benefici da queste terapie si può infine considerare l’uso della cannabis a scopo terapeutico». Dolore Mal di testa Affaticamento Rigidità mattutina Difficoltà di concentrazione Disturbi del sonno Disturbi gastrointestinali Disturbi dell’umore
Non sono chiare, ma si ritiene possano essere coinvolti fattori biochimici, genetici, ambientali, ormonali e psicologici
Chi soffre di fibromialgia presenta una maggiore sensibilità al dolore.
A volte i disturbi si sviluppano dopo un trauma fisico o psicologico.
In altri casi, i segni si accumulano in modo graduale nel tempo
La diagnosi si basa sui sintomi, in particolare sulla presenza di dolore diffuso, sopra e sotto la cintura, e sull’individuazione di tender point, evocabili alla pressione con le dita. Esistono questionari specifici che aiutano a inquadrare la sindrome Visto che alcuni dei sintomi della fibromialgia sono presenti anche in altre malattie reumatiche
Lo specialista di riferimento è in genere il reumatologo
Non esiste una terapia risolutiva, ma si può agire su più fronti per aiutare il paziente a convivere con la malattia e attenuarne i sintomi
Programmi educativi, per rassicurare e formare i pazienti
Accorgimenti per migliorare l’igiene del sonno e quindi il riposo notturno Terapia cognitivo-comportamentale, in presenza di disturbi d’ansia o di depressione Programma di attività fisica regolare
Tai Chi, ecc.), per promuovere il ricondizionamento muscolare
Tecniche di rilassamento, per ridurre la tensione muscolare e lo stress Modificazioni dell’alimentazione e assunzione di integratori alimentari