«poco affidabile»
I servizi online offerti dalle strutture sanitarie fanno fatica a prendere quota Il motivo? Tre italiani su dieci dubitano della loro sicurezza o non sanno usarli
Convegno
Si terrà l’8 maggio prossimo il convegno di presentazione dei risultati della Ricerca 2018 dell’osservatorio innovazione digitale in Sanità, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. L’appuntamento è al campus Bovisa (Aula Magna Carassa e Dadda, edificio BL.28), in via Lambruschini 4 a Milano, dalle 9.30 alle 16. Saranno premiati anche i progetti vincitori del Premio innovazione digitale in Sanità
Dal punto di vista tecnologico, la sanità digitale si muove alla velocità della luce. Non altrettanto si può dire, però, dei servizi offerti ai cittadini, che ancora fanno fatica a decollare e ad essere utilizzati in tutto il loro potenziale. Perché? La risposta lascia un po’ sconcertati gli esperti: tre italiani su dieci non li ritengono ancora affidabili (si veda il grafico).
Non solo. Anche quando si tratta di cercare informazioni sulla salute, il primo referente non è il web ma il medico di famiglia. Una fortuna,sotto l’aspetto della salute pubblica, considerato il proliferare di fake news su social e affini.
E un segnale da tenere ben presente per chi sogna il salto della sanità nell’iperspazio digitale.
È un quadro ancora all’insegna dell’incertezza, quello descritto dall’indagine annuale dell’osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, in collaborazione con Doxapharma (su un campione di 2.030 cittadini, statisticamente rappresentativo della popolazione italiana) che sarà presentata l’8 maggio a Milano nell’ambito del convegno «Sanità e digitale: uno spazio per innovare» (si veda la scheda a lato).
Dunque gli italiani continuano a guardare con sospetto all’ehealth. «In effetti — commenta Chiara Sgarbossa, direttore dell’osservatorio — non riusciamo a capire da quale punto di vista gli intervistati ritengano i servizi sanitari online poco affidabili, dal momento che, magari, loro stessi comunicano liberamente con il proprio medico mandando immagini o altro tramite whatsapp. Quindi più che preoccuparsi della sicurezza dei dati, probabilmente non comprendono bene come funziona il servizio».
Alla barriera dell’insicurezza, (risposte multiple)
L’indagine L’osservatorio sanità digitale del Politecnico di Milano ha coinvolto più di duemila persone
La proposta Ampliare l’offerta di servizi digitali soprattutto nella fascia d’età 35-54 anni
si aggiunge poi quella tecnologica: in media, 3 italiani sui 10 che hanno fatto accesso ai servizi dichiarano di non utilizzare canali digitali perché non si sentono in grado di farlo, soprattutto nella fascia più anziana della popolazione. È il problema del cosiddetto digital divide, sul quale occorre investire. «Per consentire un ulteriore sviluppo — sottolinea Emanuele Lettieri, responsabile scientifico dell’osservatorio — , è necessario aumentare l’offerta di servizi digitali al cittadino anche attraverso le piattaforme regionali del Fascicolo Sanitario Elettronico, rendendole il più possibile facili da usare e mettendo in luce l’affidabilità di tali servizi. Bisogna incentivare l’utilizzo di servizi digitali in particolare per le persone tra i 35 e i 54 anni, che potrebbero coglierne maggiormente i benefici per la loro necessità e per la capacità di relazionarsi con gli strumenti digitali, consentendo di abbattere i costi dovuti agli spostamenti che si possono evitare».
Non va meglio, per quanto riguarda le app. La ricerca dell’osservatorio del Politecnico ha voluto scandagliare anche questo aspetto dell’innovazione. In generale, le app per accedere a servizi e a informazioni di tipo sanitario non sono a oggi particolarmente diffuse, soprattutto perché l’offerta da parte delle aziende sanitarie e delle Regioni non è