CASAMONICA E NIGERIANI VIOLENTI E IMPUNITI
Caro Aldo, leggo di una disabile presa a calci in un bar per avere difeso un barista romeno, colpito da un pugno al volto da un esponente di una famiglia imparentata con i Casamonica. Dov’è lo Stato? Rosario Valente Leggendo i fatti di cronaca di ieri, dell’aggressione in un bar di Roma e di quella a un poliziotto a Lecco, intervenuto in difesa di un capotreno assalito da un gruppo di nigeriani, paradossalmente credo che sia più grave l’assenza dello Stato (prima, durante e dopo i crimini), che i fatti in sé, proprio perché simili violenze sono ormai quotidiane. Leonardo Baldini L Cari lettori, e due storie cui fate cenno hanno in comune due aspetti. La certezza dell’impunità. E il senso di controllo del territorio che pervade una minoranza aggressiva e violenta.
In un Paese in cui la giustizia funziona, a nessuno che non sia pazzo verrebbe in mente di picchiare un poliziotto in pubblico; perché sa che sarebbe preso e tenuto in galera per un tempo considerevolmente lungo. Prima ancora, nessuno salirebbe su un treno senza biglietto. Ma il nostro è il Paese che ha mandato libero anzitempo persino Edgar Bianchi, il maniaco che a Genova ha aggredito almeno venticinque minorenni in ascensore, e appena scarcerato ha ripreso a fare del male alle ragazzine. I violenti di Roma erano stati già catturati e condannati; eppure erano liberi. E sono pure tornati, due volte: la prima per fare altri danni, la seconda per intimare il ritiro delle denunce.
La scena dei delinquenti che pretendono di essere serviti per primi mi ricorda un bel film dell’anno scorso, «Come un gatto in tangenziale». Al chiosco della spiaggia non esattamente ben frequentata, una brava persona, interpretata da Antonio Albanese, tenta di fare la fila per comprare due ghiaccioli, ma viene spinto e scavalcato dagli «habitués». Quando allo stesso chiosco si presenta un violento appena uscito di galera, interpretato da Claudio Amendola, tutti si fanno da parte tipo le acque del Mar Rosso per cedergli il posto: il malvivente viene servito per primo, e la sua prepotenza non è oggetto di riprovazione ma di ammirazione popolare. Per fortuna non è sempre così: il barista si era ribellato, ma i Casamonica gli hanno subito ricordato chi comanda, là dove la legge è quella del più forte. Non possiamo accettare di vivere in un Paese così. E non possiamo lasciare soli i commercianti coraggiosi, i controllori, i poliziotti.