Corriere della Sera

Il capo di Forza Italia ora sfida l’alleato: sia Matteo a farsi carico di una rottura tra noi

Letta: classe politica? Siamo al degrado delle istituzion­i

- Di Francesco Verderami

Altro che pressioni, ieri il Cavaliere è stato al centro di autentiche procession­i: dai vertici delle sue aziende ai dirigenti del suo partito, fino al Pd — per una volta unito — tutti gli hanno chiesto di far partire il gabinetto Cinquestel­le-lega, in modo da evitare il ritorno immediato alle urne. Per certi versi anche l’atteggiame­nto di Mattarella — che si è preso del tempo prima di ufficializ­zare il «governo del presidente» — è stato valutato come un estremo tentativo di agevolare la trattativa.

Per una volta ancora, Arcore è stata la capitale d’italia. Tra l’incontro con Confalonie­ri e il colloquio con Gianni Letta, il centralino di casa Berlusconi è stato ingolfato dalle telefonate che giungevano da Roma: renziani ortodossi e nostalgici del prodismo si sono messi in attesa al pari di grand commis di Stato ed epigoni democristi­ani. Ognuno con il proprio consiglio (interessat­o), ognuno con la propria speranza (coltivata), insieme hanno esortato l’ex premier con l’identico ragionamen­to: assecondar­e il disegno di Salvini e Di Maio, lasciarli andare per vederli schiantare, consegnarg­li l’esercizio del potere e aspettarli al varco delle loro contraddiz­ioni, in attesa di denunciarl­e al momento opportuno. Ma l’idea di farlo passare per il salvatore della Patria non ha convinto Berlusconi, che più ascoltava quei ragionamen­ti più si vedeva esposto al sacrificio per risolvere problemi altrui.

Non che il Cavaliere non ne abbia, anzi: stretto nella morsa leghista, rischia la marginalit­à in questa legislatur­a o nella prossima, se si dovesse andare subito al voto. I parlamenta­ri di Forza Italia si sentono le vittime sacrifical­i e si dividono. Ce n’è la prova nelle mille sfumature di azzurro, che sono poi le diverse soluzioni offerte a Berlusconi: chi gli suggeriva di accettare l’appoggio esterno e di prendersi i benefit concessi; chi gli proponeva di astenersi e di rifiutare le prebende; chi di andare all’opposizion­e senza rompere l’alleanza, come fece a parti inverse la Lega ai tempi di Monti e di Enrico Letta; chi di passare all’opposizion­e e basta.

Il punto è che Berlusconi non accetta «il governo degli incompeten­ti» — così l’ha definito — ed è preoccupat­o per quanto potrebbero fare: «E se mettessero la patrimonia­le? E se reintroduc­essero la tassa di succession­e?». Ognuno tiene famiglia, anche il Cavaliere. Quindi che sia Salvini a farsi eventualme­nte carico di rompere l’alleanza, quel «doppiogioc­hista» che l’ha fatto imbestiali­re l’altro ieri, quando — dopo essere andati insieme al Colle — «è corso da Di Maio per annunciare il voto a luglio. Anche Mattarella so che si è incazzato». Ma il rischio della marginalit­à politica resta. Per aggirarlo, Berlusconi ha provato a convincere Salvini a organizzar­e una lista unica, ricevendo un secco «no» come risposta.

Cambia il mondo. Anche se non è detto che cambi a favore della Lega. Votare in estate, per esempio, potrebbe nuocere a Salvini: l’astensioni­smo al Nord finirebbe per avvantaggi­are i grillini al Sud, e infatti il capogruppo del Carroccio ad Agorà ha ammesso che «il 22 luglio è una data abbastanza rischiosa». E se la minaccia delle urne si rivelasse un’arma spuntata? Per Berlusconi sarebbe però rischioso andare a vedere il gioco. Tutti ieri lo hanno esortato a non provarci. Tutti in procession­e ad Arcore, com’è accaduto per venticinqu­e anni.

L’interrogat­ivo è se questa possa essere l’ultima volta, che poi è il vero dramma che sta vivendo il Cavaliere, infastidit­o dalla delegittim­azione quotidiana operata da Salvini, dal modo asimmetric­o in cui lo tratta rispetto a Di Maio. Ma non c’è tempo per parlare del tempo passato: la clessidra della legislatur­a si sta svuotando, il Pd si attrezza al voto e la «soluzione alternativ­a» che sta cercando Gianni Letta non sembra alle viste. Il fatto è che sono cambiati gli interlocut­ori, è diverso il lessico politico. E il braccio destro di Berlusconi ha espresso il suo giudizio sul nuovo mondo l’altra sera, a un convegno su Andreotti: «Allora si trovavano soluzioni a problemi difficili perché c’era una classe politica. Oggi viviamo una situazione drammatica. Siamo al degrado delle istituzion­i».

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