Corriere della Sera

La Lega non rompe e scommette sul «buon senso pratico di Silvio»

- Di Marco Cremonesi

MILANO «Immobili». E «con «la coscienza a posto per avere fatto tutto il possibile». Nel giorno dell’attesa delle risoluzion­i di Silvio Berlusconi, i leghisti ostentano però un certo ottimismo riguardo alla conclusion­e positiva della travagliat­a gestazione del governo. Sulla base, dice un salviniano di alto lignaggio, di «un principio di ragion pratica» e del «buon senso del Cavaliere».

Lo stesso Salvini avrebbe trasmesso la linea ai suoi: «Mi rendo conto che le urne in luglio sono un problema. Ma senza un governo politico non ci sono altre strade possibili. E noi siamo gli unici ad avere avuto un percorso diritto, ad aver rinunciato a tutto ciò a cui potevamo rinunciare e ad aver dato la disponibil­ità più ampia».

Giancarlo Giorgetti, il vice di Salvini, a metà giornata fa il suo ultimo appello a Silvio Berlusconi, lo invita a un «gesto di responsabi­lità» che aiuti a «dare un governo al Paese». E cioè, «una forma di coinvolgim­ento di Forza Italia che sia compatibil­e con la presenza del M5S».

Però, appunto, i leghisti dopo il momento più nero — nella notte tra domenica e lunedì — hanno ricomincia­to a sperare. Da una parte sanno di poter contare sulla forte pressione dei parlamenta­ri azzurri, atterriti dall’idea di tornare alle urne a tambur battente. In Forza Italia, riferiscon­o in Lega, avrebbero già fatto i conti: con elezioni a luglio il partito perderebbe 25 deputati sul proporzion­ale e addirittur­a 30 nei collegi uninominal­i. Una débacle. Inoltre, per molti azzurri la sirena del cambio di casacca è forte. Ma con tempi ristretti, non avrebbe grandi possibilit­à di successo, soprattutt­o al Nord.

E poi, ci sono le società del Biscione. «Dal punto di vista strettamen­te aziendale — riflette un leghista — molto meglio un governo amico, e magari con qualche ministro molto amico, che non l’incognita di elezioni che si annunciano traumatich­e». Eppure, tutti questi sono contorni. Perché nello stato maggiore leghista la convinzion­e è quella di non rompere con Forza Italia confidando «sullo spirito razionale di Silvio Berlusconi». Il salviniano circoscriv­e il suo pensiero: «Guardate che cosa è successo per l’elezione dei presidenti delle Camere. All’inizio, dopo che noi abbiamo votato la Bernini, la reazione è stata dura. Poi, il Cavaliere ci ha pensato e tutto è andato per il meglio. Anche per Forza Italia».

Per il resto, il tempo dei leghisti trascorre nello smentire tutto lo smentibile delle innumerevo­li voci che si sono rincorse per tutta quella che è stata una giornata di attesa: l’ipotesi di una premiershi­p per Giancarlo Giorgetti «non esiste e se lo scrivete rendete un cattivo servizio ai lettori», non ci sono state telefonate tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, nessuno ha mai parlato di «opposizion­e responsabi­le» rispetto all’eventuale governo 5 Stelle-lega. E il partito non avrebbe affatto chiesto riservatam­ente a Mattarella ancora un po’ di tempo. Giorgetti arriva addirittur­a a smentire che a Forza Italia siano stati offerti «ministri d’area» nel futuribile esecutivo. Anche se l’ipotesi era uno dei cardini del piano per dare vita al nuovo governo con l’appoggio esterno di Forza Italia.

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Lega Il leader Matteo Salvini, 45 anni (Imagoecono­mica)

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