Una rosa di nomi da decidere insieme La strada di Di Maio per chiudere il patto
L’ex ministro Giovannini nella lista M5S
ROMA Tirare dritti, direzione urne, a meno che non arrivi il segnale definitivo. Non una promessa, una frase vaga, un annuncio ambiguo, ma il via libera senza ritorno. Perché i 5 Stelle non si fidano più, dopo essersi fidati per due mesi, prima di Salvini, poi di Renzi. E vanno avanti sul binario principale, quello del voto, pronti ad azionare lo scambio che li farebbe finalmente convergere con la Lega. Magari il governo non si farà ora, anche vista la nota serale di Berlusconi che non dà il suo via libera. Ma prima o poi la «relazione complicata» tra Lega e M5S si trasformerà in un matrimonio (magari nella prossima legislatura), e allora si ragiona informalmente su una squadra di ministri potenziali condivisi. A cominciare dal problema più importante: il premier.
Fino a qualche giorno fa, il Movimento era disponibile, pur di convincere Salvini allo strappo, a cedere del tutto la premiership e concederla a Giancarlo Giorgetti, o perfino allo stesso Salvini. Ora le cose sono cambiate. Con la prospettiva più concreta del ritorno al voto, il Movimento si sente più sicuro: «Siamo l’unico gruppo che non ha paura delle urne — dice un parlamentare —. Semplicemente perché saremo tutti ricandidati e con i sondaggi attuali saremo tutti confermati. Anche perché ci libereremo di massoni e di chi non ha restituito i soldi». E a dimostrazione del fatto che fanno sul serio, i 5 Stelle fanno sapere che la campagna elettorale partirà da Parma oggi, con una raccolta fondi di autofinanziamento.
E allora si alza il prezzo. Anche se Giorgetti resta l’ipotesi più accreditata, sponsorizzata dalla Lega e non sgradita al Quirinale che vede nel bocconiano della Lega uno dei volti più rassicuranti e dialoganti del Carroccio. Nei colloqui informali, i 5 Stelle avrebbero però già fatto alcuni nomi di loro gradimento che potrebbero avere un ruolo nella partita. Tra gli altri c’è Enrico Giovannini, ex ministro del Lavoro di Enrico Letta nonché ex presidente dell’istat. Uomo vicino ai 5 Stelle e in particolare a Lorenzo Fioramonti, candidato da Di Maio al ministero dello Sviluppo economico. Giovannini ha scritto la prefazione del libro di Fioramonti, Presi per il Pil, e insieme hanno lavorato a lungo, anche perché fanno parte del think tank «Alliance for sustainability and prosperity».
Schermaglie, tentativi di interlocuzione per andare a chiudere una partita che non si è ancora aperta e non si sa se mai si aprirà. Anche perché Berlusconi smentisce le voci di appoggio esterno. E M5S si riposiziona pensando a galvanizzare le truppe con l’ipotesi di una campagna che rilanci un nuovo governo monocolore M5S. Con leader naturalmente Di Maio. Il quale, in un sondaggio di Noto, diffuso dal Movimento, otterrebbe il gradimento del 48 per cento degli elettori. Anche se a incalzarlo da vicino c’è Alessandro Di Battista, che raggiunge il 35 per cento. Un’altra domanda della rilevazione propone il ballottaggio tra Di Maio e Salvini: vincitore, secondo Noto, il leader M5S, con il 55 per cento.