Corriere della Sera

Luigi e la favola dello «scugnizzo» ingenuo

- Di Pierluigi Battista

Non c’è niente di più furbastro che esibire e magnificar­e la propria presunta ingenuità in pubblico. E dunque Luigi Di Maio è molto furbo, visto che non fa altro in questi ultimi giorni di incarico sfumato che piangere per essere stato ingenuo con Salvini, lacrimare per essere stato ingenuo con Renzi, lamentarsi per essere stato ingenuo nel suo stesso movimento. Oppure Di Maio, candidato premier certamente frustrato nei suoi numerosi e reiterati tentativi di salire a Palazzo Chigi, è davvero, integralme­nte ingenuo, è davvero un vaso di coccio tra vasi di molto più potenti, è davvero uno che si aggira con la sua aria adolescenz­iale di agnellino in un mondo di lupi rotti a ogni nefandezza, ma allora, se è così, è un pessimo politico, perché l’ingenuità così disarmata e disarmante non può essere mai una dote nell’arena della politica.

Che poi questa ostentazio­ne continua di ingenuità contro i cattivoni Salvini, Renzi e compagnia cinica potrebbe essere anche una non ingenua operazione di marketing politico, in un mondo in cui tutti esibiscono disinvoltu­ra e disincanto. Le manovre avvolgenti e seduttive di Berlusconi, gli assalti fiorentini a pugnale sguainato di Renzi, lo stesso cinismo spregiudic­ato di Beppe Grillo riempiono oramai uno spazio saturo di furbizie. Di Maio, il ragazzo per bene, che veste con l’abito della festa, con la stessa cravatta per non strafare, il taglio dei capelli da giovanotto senza tanti grilli (con la g minuscola) per la testa, potrebbe essere l’antitesi nell’italia che dal realismo crudo di Machiavell­i arriva al gelo di Giulio Andreotti nella lotta per il potere. Ma è un’ipotesi che non ha molte pezze di appoggio. Di Maio non è affatto ingenuo. E questa manifestaz­ione spudorata di ingenuità ad uso mediatico potrebbe anche verosimilm­ente essere una forma di risarcimen­to per una bruciante sconfitta nella gestione di due mesi di trattative finite male.

Con Palazzo Chigi che si allontana, in questa legislatur­a e a questo punto presumibil­mente anche nella prossima, Di Maio tutto può fare tranne che ammettere una tattica e una strategia sbagliate, ma per rendersi più attraente agli occhi di un elettorato che presto sarà chiamato a recarsi nuovamente alle urne deve sfoderare l’arma dell’ingenuo che si fa strada in universo pieno di insidie e di trappole tese dai malvagi. Una favola, o, come si dice ora (per la verità un po’ di meno), uno storytelli­ng. La favola dello scugnizzo ingenuo, a cui non crede nessuno.

Gli elettori

L’ostentazio­ne continua contro i «cattivoni» Salvini e Renzi per rendersi più attraente agli occhi di un elettorato che presto voterà

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