Bolton vuole la caduta degli ayatollah L’ex spia Pompeo (infine) medierà?
Sconfitto il generale Mattis. Il quarto uomo chiave è Mnuchin (al Tesoro)
Adesso il punto chiave è capire se ci sono margini per un negoziato tra Washington e Teheran. Se l’accordo nucleare, ripudiato ieri da Donald Trump, possa essere sostituito da un’altra formula più ampia. Trump si confronterà, come ha già fatto nelle scorse settimane, con quattro figure dell’amministrazione.
Mike, il neo pragmatico
In questo momento Mike Pompeo è l’uomo più importante di Washington, dopo il presidente. Da parlamentare iper conservatore, Pompeo, 54 anni, ha contrastato con furore l’intesa atomica firmata dall’ex presidente Barack Obama, nel 2015. Ma da quando Trump lo ha voluto al posto di Rex Tillerson, Pompeo ha temperato l’asprezza con abbondanti dosi di pragmatismo. Con John Bolton è sicuramente il più convinto sostenitore della assoluta necessità di cancellare il protocollo atomico. La sua mappa geopolitica è piuttosto schematica: l’iran è «il» nemico di Israele e degli Stati Uniti.
Tuttavia potrebbe essere proprio Pompeo a impostare la difficile trattativa con il Paese degli ayatollah, facendo sponda con gli alleati europei. Lo schema potrebbe essere quello appena visto con la Corea del Nord. Da capo della Cia, Mike ha accantonato le dichiarazioni bellicose che aveva fatto da senatore. Ancora ieri è andato Pyongyang per preparare l’incontro storico tra «The Donald» e Kim Jong-un.
John, il demolitore
Il nuovo consigliere per la sicurezza nazionale, 69 anni, ha sostituito il generale Herbert Raymond Mcmaster. Nel mese di aprile, la spinta di Bolton sul Medio Oriente era stata contenuta da Mattis. Adesso è il suo momento. Sulla carta occupa la posizione più estrema, il confine dell’oltranzismo. La sua visione dell’iran richiama l’interventismo americano e le guerre sporche del passato. Il primo luglio del 2017, Bolton partecipò alla convention del M.e.k, i Mujahedin del popolo iraniano, tenuta a Parigi. Il Mek è un’organizzazione controversa di dissidenti islamici, guidati da Maryam Rajavi. Il dipartimento di Stato l’ha tolta dalla lista delle entità terroristiche nel 2012. Bolton si rivolse in questi termini alla platea: «Il regime dell’iran non cambierà mai i suoi metodi. L’unica cosa da fare è cambiare il regime a Teheran. E gli Stati Uniti lo faranno entro il 2018».
James, il moderato
Questa volta il segretario alla Difesa è stato messo in minoranza. Lo scorso 14 aprile Mattis aveva gestito fin nei dettagli tutta l’operazione Siria, circoscrivendo i bombardamenti su obiettivi collegati alla produzione di armi chimiche. In quella circostanza l’ex generale dei marines aveva contenuto Bolton. Ora, invece, non è riuscito a orientare la decisione del presidente. Mattis, 67 anni, resta, però, il punto di riferimento più chiaro per gli alleati europei. Tre settimane fa, davanti a una commissione parlamentare, aveva consigliato di tenere in vita l’accordo con Teheran: «È pieno di difetti, vero. Ma l’ho letto tre volte e mi sono reso conto di quanti siano rigidi i controlli previsti sulle attività atomiche degli iraniani».
Steve, il contabile
Il ruolo del ministro del Tesoro, Steven Mnuchin, 55 anni, è forse tra i più sottovalutati. Ha sempre navigato sotto costa, senza esporsi troppo, ma Trump lo coinvolge su tutti i dossier decisivi. Toccherà a lui modulare le sanzioni economiche contro Teheran e quindi inviare il primo segnale concreto all’iran e alla diplomazia internazionale. Con la Russia, Mnuchin ha usato la mano pesante, sanzionando anche gli oligarchi. Ma con la Cina è stato attento a lasciare margini per la trattativa su dazi e deficit commerciale. Mnuchin è l’interlocutore reale della parte più conservatrice della comunità ebraica americana. Non a caso ci sarà anche lui nella delegazione che presenzierà all’apertura dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, il prossimo 14 maggio. Nello stesso tempo, però, il miliardario ex gestore di hedge fund, tiene d’occhio la dinamica dei mercati. Gli investitori si aspettano un ciclo al rialzo del petrolio: segnale preoccupante per la crescita mondiale.