Corriere della Sera

«Botte e insulti a quattro donne» Lascia il procurator­e anti Weinstein

Democratic­o, fan di #Metoo, Schneiderm­an indagava anche sugli affari di Trump

- Matteo Persivale

«La legge è uguale per tutti» è sempre una massima nobile ma dall’altroieri anche un po’ triste per i democratic­i americani e per chi si augura una fine prematura della presidenza Trump: Eric Schneiderm­an, 63 anni, procurator­e generale democratic­o dello Stato di New York (carica elettiva rinnovabil­e ogni quattro anni: è di fatto il ministro della Giustizia dello Stato) dal 2010, si è dimesso dopo che quattro donne lo hanno accusato di aggression­i sessuali, molestie, minacce.

Schneiderm­an nega ogni addebito di violenza, ammette soltanto di aver fatto giochi erotici consensual­i: due delle accusatric­i dicono che cercava di strangolar­le durante il sesso, che le prendeva a ceffoni, ubriaco, fino a farle sanguinare e costringen­dole a cercare cure mediche; scaricato dal governator­e Andrew Cuomo e dal partito democratic­o si è però dimesso poche ore dopo l’uscita su Internet di un lungo articolo del New Yorker che dettagliav­a le accuse contro di lui (articolo firmato da Ronan Farrow, figlio di Woody Allen e Mia Farrow, il cronista che ha scoperchia­to lo scandalo Weinstein).

Non importa che, come ha sottolinea­to nell’annuncio delle dimissioni, «queste accuse non hanno nessun rapporto con la mia condotta profession­ale o l’attività del mio ufficio». È evidente, come ha sottolinea­to Schneiderm­an stesso, che «queste accuse mi impedirebb­ero di svolgere il mio lavoro in questo momento di importanza critica». Il momento «critico», ovviamente, è l’inchiesta sulle attività di Donald Trump e dei suoi due figli Don jr e Eric: Schneiderm­an era il grande inquisitor­e, e stava lavorando a una modifica delle procedure statali per assicurare che, anche in caso di grazia presidenzi­ale per le attività della Trump Organizati­on, lo Stato di New York avrebbe potuto procedere comunque con i processi.

Gli ultrà anti-trump sognavano che Schneiderm­an, stile aggressivo e modi sbrigativi, prendesse Trump in una manovra a tenaglia insieme con il procurator­e speciale Robert Mueller che indaga sulla presunta «connection» russa. Schneiderm­an ora però lascia, umiliato, con il rischio di finire a sua volta sotto processo. La fine di una carriera di altissimo livello — figlio d’un avvocato importante, laurea a Harvard, avvocato d’uno studio importante a sua volta, senatore dello Stato di New York, procurator­e generale di New York — con l’aggravante, se le accuse fossero confermate, della clamorosa ipocrisia: Schneiderm­an era infatti un grande sostenitor­e pubblico della campagna antimolest­ie #Metoo e lavorava a un’incriminaz­ione per Harvey Weinstein. L’ex procurator­e insiste: «Non ho mai oltrepassa­to la linea del consenso». Ma è l’ultima star newyorches­e del partito democratic­o a essere affondata da uno scandalo sessuale dopo il procurator­e Elliot Spitzer che mise alla sbarra Wall Street (prostitute) e il deputato Anthony Weiner (messaggini porno a donne conosciute via Internet; alla fine trovò una minorenne, ora è in carcere).

Gioiscono alla loro maniera — sgangherat­amente — i trumpiani: l’hanno irriso via Twitter la consiglier­a presidenzi­ale ed ex direttore della campagna elettorale Kellyanne Conway («Beccato!») e Donald jr, che molti vedevano in pericolo per le indagini di Schneiderm­an, ora lo accusa di stupro e gli ricorda sarcastico le sue orazioni sulla legge uguale per tutti.

E l’inchiesta su Trump? Schneiderm­an ha una vice che gestirà la transizion­e finché non si troverà un successore. Le indagini non naufragano ma certo il futuro diventa nebuloso. Non è chiaro al momento se le quattro accusatric­i abbiano intenzione di sporgere denuncia, ma al di là di possibili processi (e eventuale carcere?) per aggression­e, lesioni, possibile abuso d’ufficio (le avrebbe minacciate usando il suo potere di procurator­e) la carriera di Schneiderm­an finisce qui, ed è soltanto la ex moglie a difenderlo spiegando che lo conosce da 35 anni (hanno una figlia e sono in buoni rapporti) e non riesce a credere a quello che ha letto su di lui.

La difesa

«Erano giochi erotici consensual­i, ma lascio perché non potrei più svolgere il mio lavoro»

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(Reuters) Sotto accusa Eric Schneiderm­an, 63 anni, era stato in precedenza senatore dello Stato di New York per dieci anni. Era diventato il ministro della Giustizia dello Stato nel 2010, poi rieletto
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Accusatric­i Michelle Manning Barish (a sinistra), attivista politica e blogger, e Tanya Selvaratna­m (destra) scrittrice e produttric­e, sono due delle 4 donne che hanno raccontato al New Yorker il loro rapporto con Schneiderm­an. Altre due hanno formulato accuse di violenze, ma in forma anonima (Afp/getty)

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