Corriere della Sera

Il mistero dei 10 miliardi raccolti da Paolo VI per il riscatto

Le testimonia­nze davanti alla Commission­e d’inchiesta e le analisi del Ris. In un libro le verità non dette

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Dieci miliardi di lire in banconote, fascettate, pronte per salvare la vita di Aldo Moro ma mai consegnate alle Br. Tra le ultime acquisizio­ni della commission­e d’inchiesta sull’omicidio di Aldo Moro ci sono le testimonia­nze di chi vide a Castel Gandolfo quel denaro, raccolto da Paolo VI nel tentativo di salvare il leader dc. Moro scrisse in una lettera: «Il Papa ha fatto pochino». Secondo diversi testimoni invece il pontefice aveva ricevuto il denaro per il riscatto da un imprendito­re francoisra­eliano: Sammy Flattoshar­on, parlamenta­re della Knesset. Ma attese. Cosa?

Ne parla il volume «Moro: il caso non è chiuso», scritto a quattro mani dal presidente della commission­e, Giuseppe Fioroni e dalla giornalist­a Maria Antonietta Calabrò. Un saggio che, con nuovi documenti desecretat­i e analisi recenti, dimostra che finora ci è stata fornita solo una «verità ritagliata» per tenere fuori il resto dal perimetro politico e giudiziari­o. I tasselli della verità più grande, però, a distanza di 40 anni riaffioran­o. Moro sapeva che doveva subire un attentato. Aveva ricevuto l’allarme da Beirut, dal suo fidato colonnello Giovannone. Perché non gli fu assegnata un’auto blindata? Nel libro si mostra quel documento. Completo delle due righe in cui si fa riferiment­o ad «accordi» con altri terroristi. Trattative che a lui vennero negate in nome della linea della fermezza.

Si parla del presunto primo covo in cui venne portato: un appartamen­to dello Ior, in via Massimi 91. La soffiata c’era già allora. Ma le perquisizi­oni si fermarono alla parte opposta della via. Si citano le analisi del Ris che dimostrano che tutti i terroristi abbiano mentito persino sulla sua morte: l’agonia fu lentissima. Molto più dei 15 minuti raccontati. E gli spararono non nel bagagliaio ma da seduto fuori dalla R4. E poi gli altri misteri, dal bar di via Fani frequentat­o da trafficant­i d’armi, agli intrecci con i terroristi tedeschi. Intanto il nipote Luca chiede che Moro venga riconosciu­to vittima del terrorismo.

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