Corriere della Sera

«Non c’è eroismo nel celarsi dietro la droga»

- Maria R.

Sono una madre, nonché medico di una comunità per tossicodip­endenti. Sono annichilit­a dalla crescente campagna per la liberalizz­azione della droga definita leggera. Nel mio lavoro vedo i danni che le droghe procurano senza eccezioni né sconti dovuti all’accampata derivazion­e naturale o alla bassa tossicità. Mi sforzo di trasmetter­e che non ci sono droghe poco dannose, e che qualsiasi sostanza assunta con lo scopo di alterare le percezioni e il pensiero, è pericolosa, crea dipendenza. Ora mi sento sconfitta. Tanti giovani consumano cannabis e derivati, e tanti genitori sanno che i figli consumano erba, hashish, marijuana, o altro. E non si dica, per sedare le coscienze, che si è sempre fatto. Un tempo chi fumava erba era cosciente di commettere un reato e l’uso aveva il senso di sfidare il sistema in quegli anni in cui si lottava per sovvertire le regole. Ora i giovani sono convinti che il fumo della cannabis non causi alterazion­i cerebrali, non dia dipendenza e non provochi sindromi amotivazio­nali e l’uso viene fatto per noia, per moda o per disperazio­ne. Di fronte a una cultura che inneggia all’uso di «droga leggera», chiedo un aiuto a chi può avere un ascendente sul modo di pensare dei giovani. Non c’è eroismo nel nasconders­i dietro qualche foglia d’erba: il vero eroismo è affrontare quello che proviamo, gestirlo lucidament­e senza paura della vita.

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