«Non c’è eroismo nel celarsi dietro la droga»
Sono una madre, nonché medico di una comunità per tossicodipendenti. Sono annichilita dalla crescente campagna per la liberalizzazione della droga definita leggera. Nel mio lavoro vedo i danni che le droghe procurano senza eccezioni né sconti dovuti all’accampata derivazione naturale o alla bassa tossicità. Mi sforzo di trasmettere che non ci sono droghe poco dannose, e che qualsiasi sostanza assunta con lo scopo di alterare le percezioni e il pensiero, è pericolosa, crea dipendenza. Ora mi sento sconfitta. Tanti giovani consumano cannabis e derivati, e tanti genitori sanno che i figli consumano erba, hashish, marijuana, o altro. E non si dica, per sedare le coscienze, che si è sempre fatto. Un tempo chi fumava erba era cosciente di commettere un reato e l’uso aveva il senso di sfidare il sistema in quegli anni in cui si lottava per sovvertire le regole. Ora i giovani sono convinti che il fumo della cannabis non causi alterazioni cerebrali, non dia dipendenza e non provochi sindromi amotivazionali e l’uso viene fatto per noia, per moda o per disperazione. Di fronte a una cultura che inneggia all’uso di «droga leggera», chiedo un aiuto a chi può avere un ascendente sul modo di pensare dei giovani. Non c’è eroismo nel nascondersi dietro qualche foglia d’erba: il vero eroismo è affrontare quello che proviamo, gestirlo lucidamente senza paura della vita.