Corriere della Sera

Ermanno Olmi, il ricordo dei suoi tanti estimatori

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Caro Aldo, Ermanno Olmi mi ha sempre riscaldato cuore e mente. Ogni volta che ripenso al film «L’albero degli zoccoli» in cui un nonno spiega con gesti sapienti come proteggere una piantina di «pomidoro» dal freddo, mi viene il magone al pensiero del sistematic­o buttare «acqua sporca e bambino», che chiamiamo stupidamen­te modernità. Al link di You Tube https: //www.youtube.com/watch?v= Q9AOJ-I5J1I, è facile vedere la scena: sono solo 2 minuti e vale la pena! Olmi ha dedicato il suo ultimo lavoro al cardinale Martini, che ricordava come la Chiesa che amava fosse in ritardo di 200 anni. A guardare la desolante politica italiana mi vien da pensare: beata la Chiesa, noi siamo indietro di 400.

Vittorio Melandri

Ci ha lasciato un altro grande italiano. Il suo film «L’albero degli zoccoli» sulla la storia contadina della Bergamasca è un indimentic­abile capolavoro. Giorgio Sala

«L’albero degli zoccoli» mi ha ricordato la mia infanzia passata sui prati e nei boschi.

Nadia Gorla

La scelta di Olmi di destinare nei film le parti ad attori presi dalla strada, nasceva dalla volontà di collegare con immediato realismo, l’elemento sociale con l’elemento scenico. È stato un innovatore e una voce potente e graffiante. Fabio Sìcari

Tanti anni fa ho intervista­to Olmi per un giornale di Alba, ma più che le parole dell’incontro ricordo le sue mani tremanti (era reduce da un malessere). Quelle mani deboli di un grandissim­o narratore della cinepresa mi causarono grande soggezione, nonostante l’eloquio amicale e il perenne sorriso.

Teresio Asola

Attento alle problemati­che sociali, Olmi ha introdotto nei suoi film i dialoghi dialettali. Ma non è stato grande solo come regista: la sua umanità era conosciuta da tutti.

Jolanda Savio

Cari lettori, non dimentiche­rei «Il mestiere delle armi», film straordina­rio che spiega come l’italia per le sue divisioni interne non sia diventata una nazione nell’età del suo Rinascimen­to.

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