Pirelli accelera sui piani per la Cina «I dazi? Nessun timore, siamo globali»
Tronchetti: il gruppo resta italiano. Ren Jianxin: valore dell’investimento raddoppiato
azionario («ma siamo ancora lontani dal picco»), e con lo scorporo del ramo pneumatici industriali ha lanciato la produzione verso la fascia più alta delle gomme da automobile: i settori Prestige e Premium, e al primato di vendite in Cina. La nuova strategia globale ha fatto del marchio italiano una «pure consumer tyre company», che produce pneumatici per auto, moto e biciclette. Il sostegno di Chemchina è importante, perché gli automobilisti cinesi sono i primi acquirenti mondiali di gomme di alta qualità, apprezzano anche il nuovo modello personalizzato con colori a scelta, ha detto Ren. E la fascia alta ha portato un incremento di fatturato del 18% nel 2017 per Pirelli sul mercato di Pechino.
Resta il fatto che Chemchina, azionista di maggioranza, è un gruppo del capitalismo statale cinese, ci sono rischi per un’azienda storica del made in Italy? «Abbiamo stabilito regole del gioco corrette e lo statuto garantisce l’italia, ci vuole il 90% dei voti per cambiarlo, Pirelli resta italiana anche dopo l’accordo con un’azienda di Stato di Pechino, perché lo Stato se segue le regole di mercato non è un male», risponde Tronchetti. Tra l’altro un manager italiano, Filippo Maria Grasso, è appena stato promosso amministratore delegato di Cnrc, la controllata cinese di pneumatici e gomma che fa capo a Chemchina. Un ulteriore segno di riconoscimento.
Il grand commis Ren ha assicurato che il dna di creatività italiana non sarà mai toccato, perché è quella la ragione dell’investimento cinese. Pirelli ha dal 2005 due impianti in Cina, a Yanzhou e Jiaozuo, 4 mila dipendenti e 12 milioni di gomme l’anno. Ci sono anche lì le sezioni del Partito comunista di cui si sono lamentate alcune aziende occidentali? «Mi dicono che ci sono, ma non abbiamo mai sentito di interferenze nella gestione, si occupano di anomalie eventuali, come i nostri sindacati», dice Tronchetti.
E Pirelli «cinese» teme la guerra commerciale con gli Usa? «Noi siamo un gruppo globalizzato che produce local su local, quindi nessun rischio» dice il vicepresidente. «E comunque spero che ci sia un punto critico dove le pressioni dovranno fermarsi per salvare la crescita dell’economia mondiale, quindi spero che la guerra commerciale non scoppi». Intanto piani di espansione ulteriore, lungo la nuova Via della Seta, dove sarà strategico anche lo spinoff industriale Prometeon.