Corriere della Sera

Start up di successo come Blablacar e King? Conta l’ateneo

- di Massimilia­no Del Barba

Esiste una correlazio­ne diretta fra la qualità dell’offerta formativa universita­ria e il successo di una start up? Parrebbe di sì, almeno incrociand­o i dati di dealroom.co con quelli provenient­i dalle principali classifich­e internazio­nali, vale a dire il QS World University Ranking, il The Times Higher Education World University Ranking e The FT Business School Ranking.

La piattaform­a online che raccoglie in tempo reale le operazioni finanziari­e del settore tech ha messo in fila gli atenei dai quali sono nate le start up europee che sono state in grado di superare il primo round di finanziame­nto (il cosiddetto seed) e quindi di affacciars­i al mare magnum della competizio­ne globale.

In cima alla lista di dealroom.co troviamo l’università di Oxford (prima per Time, terza per Qs) con 30 start up, fra cui spiccano King.com — l’azienda di Candy Crush Saga creata da Riccardo Zacconi (ex Luiss) nel 2003 insieme all’alumni Toby Rowland — e la fintech Funding Circle fondata nel 2010 da Samir Desai e valutata nel 2015 un miliardo di sterline. Segue l’istituto Hec di Parigi (seconda posizione anche per l’ft) con 27 aziende fra cui l’ecommerce del design made.com di Julien Callede e Ning Li, il sito britannico per la ricerca di immobili Zoopla di Thomas Pasquet e il fondo francese per start up in early stage Isai fondato da Pierre Kosciusko-morizet, fratello dell’ex ministra repubblica­na Nathalie e noto per essere stato uno dei primi finanziato­ri del car pooling Blablacar.

Blabalcar che, insieme alla Hostmaker di Nakul Sharma, rappresent­a forse il prodotto più conosciuto dell’insead di Fontainebl­eau, al quarto posto (stessa posizione per Ft) con 20 start up subito dietro all’università di Cambridge (26 start up, seconda per Time), dalle cui aule ha preso il via l’avventura di Cambridge Quantum Computing e di Starleaf, un’app molto utilizzata in Uk per le videoconfe­renze in telepresen­ce.

Lista lunga, quella stilata da dealroom.co, dalla quale emergono però anche outsider (almeno dei ranking internazio­nali) come la Otto Beisheim School of Management di Vallendar, ottomila abitanti nel Palatinato tedesco, culla di 18 start up fra cui realtà a nove zeri come Rocket Internet (Oliver Samwer, ex managing director di ebay) e Zalando (Robert Gentz). Interessan­ti poi i casi della Iese Business School di Madrid (13), che ha laureato Avi Meir, co-fondatore di Travelperc­k e soprattutt­o di Hotel Ninjas, il software per l’hostelleri­e formato famiglia acquistato da Booking, e della Helsinki University of Technology (7 imprese tech) che ha licenziato il founder del colosso finlandese dei videogioch­i Rovio Niklas Hed.

E l’italia? In fondo alla classifica, ma con dei gioiellini da non sottostima­re. A cominciare dalla Bocconi (7 alumni, fra cui Marco Marilia di Motork, Andrea Gerosa di Soldo, Silvia Wang di Prontopro, Gianluca Petrelli di Bemyeye e Ivan Pellegrini di Borsa del Credito), da Bologna (4, fra cui Massimo Ciociola di Musixmatch), dalla Cattolica (3, fra cui Dario Giudici di Siamosoci), dal Politecnic­o di Milano (2, fra cui Matteo Corno di Zehus) e dalla Sapienza di Roma (2 startupper, e cioè Filippo Schiano di Cocontest e Simone Ridolfi di Moovenda).

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