Corriere della Sera

Lelouch e quel maggio del ‘68 «Così il Festival fu cancellato»

Il regista: Truffaut e Godard leader della protesta contro i «borghesi»

- V. Cap.

«Io ricordo una conferenza stampa dai toni molto accesi nella sala Jean Cocteau del vecchio Palazzo del cinema. Fu lì che si dichiarò prematuram­ente concluso il Festival di Cannes», dice Claude Lelouch.

È il 19 maggio 1968, il vento della protesta travolge la ventunesim­a edizione. Tutti a casa. Lelouch è uno dei membri della giuria. François Truffaut, in nome degli Stati Generali del cinema che reclamano un cinema e una tv più liberi, invita critici e registi a fare interrompe­re il Festival. La miccia è la decisione del ministro della cultura André Malraux di rimuovere Henri Langlois dalla direzione della Cinémathèq­ue française. «Da quando Malraux, figuretta frenetica, è arrivato al potere, tutte le decisioni da lui prese sul cinema sono state nefaste», scrive Truffaut sulle pagine di Combat. Ma la rivolta è più larga: solidariet­à con i lavoratori in sciopero e gli studenti che sfilano alla Sorbona e sulle barricate di Rue Gaylussac a Parigi.

Nascono Comitati di difesa. «Truffaut», dice Lelouch, «a nome di registi e maestranze dell’assemblea di informazio­ne e azione del cinema francese, chiese di prendere posizione contro la continuazi­one del Festival. Milos Forman comunicò che avrebbe ritirato il suo film Je t’aime je t’aime, e così Carlos Saura e la sua protagonis­ta Geraldine Chaplin. Alain Resnais lo disse ● Claude Lelouch, 80 anni, è stato uno dei maestri della nouvelle vague per telefono essendo rimasto bloccato da uno sciopero a Lione. Presi il microfono e comunicai la stessa decisione per Les Gauloises Bleue, di cui sono produttore, e Grenoble, sui Giochi Olimpici».

Il Festival comincia il 10 maggio con la «riedizione» di Via col vento. Clima autunnale, fa quasi freddo, pioggia sottile, spiagge vuote. Grace Kelly, principess­a di Monaco, accetta l’invito all’inaugurazi­one. L’atmosfera di sempre. Nulla lascia presagire che le proteste avrebbero oscurato il Festival. Si proclama per il 14 lo sciopero generale del Paese, gli studenti di Nizza minacciano di marciare su Cannes (arriverann­o solo pacifisti goliardi), che intanto abolisce «tutte le feste che non hanno a che fare col cinema»: cosa paradossal­e nei giorni del Festival.

Il «re» dei ribelli Godard (ora in gara con un film di sole immagini), propone di occupare la sala che si andava riempiendo di spettatori per il film di Carlos Saura. Truffaut grida: «Continuare è francament­e ridicolo. Tutto ciò che ha valore e che è importante in Francia deve fermarsi». Accanto a lui, i volti di ragazzi e ragazze sconosciut­i, fumano tutti, il primo divieto che salta è «vietato fumare». L’atmosfera è eccitata e incandesce­nte.

Quattro giurati si dimettono: Roman Polanski, Monica Vitti, Terence Young e Louis Malle. Dirà Monica Vitti: «Non si poteva avere le idee chiare, arrivavano notizie contraddit­torie. Come giurati avevamo la responsabi­lità dei film in gara, dei loro autori, che su quella vetrina facevano conto». I registi della Nouvelle Vague, dichiarata guerra al borghese «cinema di papà», chiedono e ottengono l’interruzio­ne del Festival.

«Volete cancellarl­o, d’accordo, ma è giusto privare i cineasti stranieri della possibilit­à di far conoscere le loro opere?», obietta il regista americano Jack O’connel, non troppo coerente autore del documentar­io Revolution.

Polanski aderisce alla protesta con riserva, ricordando i tempi bui delle imposizion­i sovietiche nella sua Polonia. Nella sua stanza d’albergo piombano Godard e Malle. Gli chiedono di proporre le dimissioni in blocco, di sparecchia­re la tavola del Festival. Lui obbedisce a malincuore, e parte per Roma a bordo della sua Ferrari con la moglie Sharon Tate, si erano sposati quattro mesi prima, lei sarebbe stata assassinat­a l’anno dopo. Il Festival nel ‘69 torna più forte di prima, viene fondata la Quinzaine, sezione parallela, mentre Venezia si accoda a Cannes, cambia lo statuto, annuncia la cancellazi­one del concorso che durerà in maniera autolesion­ista per molti anni. Il divario «commercial­e» tra il Lido e la Croisette si allargherà, ma Venezia manterrà immutato il suo prestigio culturale.

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In posa Raggiante Julianne Moore, 57 anni, in rosso
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Maestro
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Figlia di Mick Georgia May Jagger, 26 anni

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