Corriere della Sera

Un cerchio da chiudere o un cerchio da aprire

- di Alessandro Bocci

Sulla carta non c’è storia: la Juventus ha vinto tutto (tranne la Champions), il nuovo Milan ancora niente. Allegri ha la bacheca piena, Gattuso invece ce l’ha desolatame­nte vuota (a parte una promozione in serie B con il Pisa). Ma la finale di Coppa Italia, rivincita della Supercoppa di Doha nel dicembre 2016, è meno scontata e banale di quanto

sembrerebb­e a prima vista. Soprattutt­o rischia di diventare lo spartiacqu­e di una nuova era. La Juve è la padrona incontrast­ata del nostro calcio e nel giro di quattro giorni, sempre nello stesso stadio, l’olimpico, vuole mettere al sicuro la quarta doppietta campionato-coppa Italia, come nessuno in Europa. Il Milan, invece, viene da una stagione altalenant­e, ha fallito l’assalto alla Champions e non ha ancora messo al sicuro neppure l’europa League. Portare a casa un trofeo annacquere­bbe l’amarezza e scaccerebb­e l’incubo del fallimento tecnico. Soprattutt­o darebbe forza a Gattuso, che nella prossima stagione, assieme alla sua squadra, ha l’obbligo di fare un salto di qualità. La Juve, invece, sembra al tramonto del suo ciclo d’oro, formidabil­e, irripetibi­le. Certo, ne può aprire un altro. Ma questa squadra è destinata a cambiare: Buffon smette, Allegri dovrebbe lasciare, Lichtstein­er e Asamoah se ne vanno con il contratto in scadenza, Mandzukic e Khedira sono pronti a divorziare. La rosa va rinfrescat­a e potenziata, sciogliend­o in fretta alcuni enigmi a cominciare dal futuro di Dybala. L’esito della finale di Coppa Italia condizione­rà l’estate di entrambe e potrebbe modificare i confini del nostro campionato. La regina sembra senza rivali e aspetta il ritorno di Milano. Ecco perché la partita di stasera va oltre se stessa. La Juve vuole chiudere il cerchio, il Milan aprirne uno nuovo.

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