Vincere e dirsi addio L’ultima missione di Allegri e Buffon «Anni indimenticabili»
ROMA Quella della Juve è una coppa così piena di addii, veri, probabili o possibili, che può tracimare da un momento all’altro. Del resto non sarebbe nemmeno una novità, anzi: le ultime tre vittorie consecutive portano tutte la firma di giocatori con la valigia in mano: Matri (2015), Morata (2016), Bonucci e Dani Alves (2017). Però questa volta c’è qualcosa di diverso, perché quelli col motore acceso e il bagagliaio pieno sono capitan Buffon e probabilmente anche Massimiliano Allegri, l’allenatore accolto con un lancio di uova, che in quattro anni ha riscritto il libro dei record.
Di sicuro loro non faranno gol, ma possono trasmettere a una squadra stanca più nella testa che nelle gambe, l’euforia di un momento unico. Quello della fine di un ciclo che rimarrà nella storia del nostro calcio.
Allegri, che prima delle grandi vigilie di Champions consegna risposte brevi come un sms, stavolta si dilunga e tra le righe si legge anche una frase più evocativa di altre: «Non dimenticherò questi quattro anni di grandi soddisfazioni». Non dimenticherà nemmeno l’ultimo mese vissuto pericolosamente, tra delusioni pesantissime come Madrid e la sfida col Napoli e vittorie impensabili e decisive come quella di San Siro. Con lo scudetto ormai al sicuro («Ma aspettiamo l’aritmetica»), Max sfida la sua ex squadra e Rino Gattuso, al quale aveva consigliato di smettere per entrare nel proprio staff. Il matrimonio non si fece, ma battere l’allievo, perché non prenda troppa confidenza, è sicuramente uno stimolo in più per Allegri: «Rino è un testone e si vedeva già da giocatore che poteva fare l’allenatore. Al di là degli ottimi risultati che sta facendo, è stato molto bravo a rimettersi in discussione, dopo una carriera da grande campione. E non è semplice. È molto migliorato, mi sembra più pacato ed è un bel segnale: speriamo che adesso si incazzi un po’ perché significa che le cose non gli vanno bene. Noi dobbiamo giocare con grande entusiasmo e grande equilibrio allo stesso tempo. Ma anche vincendo solo lo scudetto avremo fatto un’annata straordinaria».
Entusiasmo ed equilibrio li ha sicuramente un 40enne che debutta in porta con la Juve in una finale di Coppa Italia. Gianluigi Buffon aveva sempre lasciato spazio al suo dodicesimo e si gode una serata diversa «dopo un’annata emotivamente complicata, con la delusione del Mondiale perduto che avrebbe ammazzato chiunque — sottolinea il capitano bianconero, che mette in dubbio un suo ritorno in azzurro in vista della sua partita d’addio a Torino contro l’olanda per «il disturbo trasmesso alla Nazionale» —. Ogni mattina mi svegliavo e mi dicevo: o sei la persona più forte o la più infima per riuscire a stare ancora in piedi. Però non mi sono ancora risposto. Ho temuto anche di chiudere la stagione con zero titoli, perché la sceneggiatura lasciava presagire sorprese. Invece siamo qui. E la nostra forza è sempre la stessa: abbiamo sette vite».
Il conto si è perso, ma per stasera ne serve almeno un’altra.
Orgoglio
Il tecnico: «Grandi soddisfazioni». Gigi: «Temevo gli zero titoli: invece siamo qui»