Pirlo nel futuro «Prima in azzurro poi allenatore»
MILANO Dice Andrea Pirlo che è tutta colpa di Conte. «Ci faceva vedere e rivedere video, davanti alla sua ossessione-passione mi è venuta un po’ voglia di allenare». Partendo magari da un ruolo con la Nazionale: a 39 anni «e con tutta la vita davanti», come spiega lui stesso mentre osserva le prime pagine storiche del Corriere della Sera in sala Albertini, la prospettiva di partecipare al progetto di rinnovamento del calcio italiano lo intriga. Ne parlerà oggi a Roma prima della finale di Coppa Italia con Billy Costacurta, attuale subcommissario della Figc e suo compagno per anni ai tempi del Milan. Con Ancelotti c.t. sarebbe entrato direttamente nello staff, con Mancini la sua potrebbe essere una invece figura più defilata, ma ad Andrea poco importa: «Sarebbe una cosa stupenda». In attesa di una nomina che ormai pare certa, ieri il regista bresciano ha trascorso una densa mattinata milanese: prima la visita al Corriere — con tanto di partecipazione alla riunione di redazione col direttore Luciano Fontana — e poi via in sala Buzzati dove ha ricevuto il premio «Il Bello del Calcio» in ricordo di Giacinto Facchetti, assegnato dalla Gazzetta dello Sport e dalla Fondazione Candido Cannavò. Il riconoscimento è alla dodicesima edizione. «Andrea è stato fortissimo in campo, perbene e serio, è il miglior esempio per chi volesse iniziare a giocare a calcio, per questo lo abbiamo scelto» ha spiegato Gianfelice, figlio di Giacinto, consegnando il premio ad Andrea. Che gli ha risposto così: «Ho conosciuto tuo padre, era una persona speciale». Fu ai tempi dell’inter, 1998, dove Pirlo arrivò 19enne dal Brescia. Non sono mancati ovviamente gli aneddoti, vista anche la presenza in platea fra gli altri del direttore della Gazzetta Andrea Monti, di Demetrio Albertini, Javier Zanetti e Adriano Galliani («il suo acquisto lo perfezionammo in autostrada»). Il presidente di Rcs (nonché patron del Toro) Urbano Cairo ha ricordato un derby del novembre 2014 perso al 93’ proprio a causa di un suo gol: «Lei mi ha dato un grande dolore, ma il premio è meritatissimo». Chi non c’era ha provveduto con la tecnologia, vale a dire i videomessaggi: da Lippi a Buffon, da Crespo ad Ancelotti, fino a Gattuso. Per il quale Pirlo ha speso parole al miele: «Ha ridato un’anima al Milan, anche se lo vedo un po’ invecchiato...». Così invece Giovanni Malagò, presidente del Coni e anche presidente della giuria del premio: «Sotto ogni punto di vista Andrea rappresenta il lato estetico e la sostanza del calcio, oggi questo premio è nelle mani e nei piedi del migliore possibile». Sono arrivati anche gli auguri speciali di Roberto Baggio: «Sono onorato di essere stato un punto di riferimento per te, ci vediamo il 21 maggio». Alla Notte del Maestro, la sua partita d’addio a San Siro. Perché proprio lì, lo ha spiegato lui con quella franchezza che è stata la sua cifra stilistica in campo e fuori: «Perché i dieci anni al Milan sono stati i più belli della mia vita».