Vincere e decollare L’ossessione di Rino: «Questa è la nostra Coppa del Mondo»
ROMA Era una vigilia come questa. Pioveva di maggio. Tanto. Come ieri. Il Milan avrebbe affrontato il Manchester in Champions e Rino Gattuso era disposto a tutto. Compreso mangiare una lumaca viva, sì, avete letto bene. «Ho sempre pensato che lo spogliatoio sia la forza di una squadra. I compagni mi provocavano, mi dicevano che non avrei mai avuto il coraggio e siccome a me non fa schifo niente, l’ho fatto. Era pure bella grossa. Credo che sia servito a sdrammatizzare».
Leonardo Bonucci, lì di fianco, lo guarda tra il preoccupato e il perplesso. Il suo allenatore è ancora disposto a tutto, solo che ora che non va in campo è più difficile sdrammatizzare. «Sento una pressione pazzesca addosso. Guardo video, studio e ristudio. Appena provo a dormire, mi dico “che dormi a fare?” e ricomincio».
Il momento, inutile dirlo, è cruciale. Si legge finale di Coppa Italia, si dice diversamente: «Per noi è la Coppa del mondo». Primo trofeo possibile dell’era cinese (Yonghong Li sugli spalti), primo della ancora fresca storia da allenatore di Rino, primo per molti dei ragazzi di una squadra con l’età media tra le più basse del campionato. L’idea che dal sassolino possa partire la valanga. «Ho la sensazione che se riusciamo a passare questo ostacolo possiamo fare qualcosa di importante. C’è un entusiasmo tale, che basta una scintilla per accendere il fuoco d’artificio», si augura Gattuso. Come riuscirci è più difficile: «Dobbiamo sfruttare le 3-4 occasioni che avremo, non concedere niente, raddoppiarli». La speranza è che l’attacco (punta centrale Cutrone, affiancato da Suso e Calhanoglu) sia più cinico del solito.
«Tutti i cicli si aprono con una vittoria — ricorda Bonucci —, ottenerla dopo tutte le difficoltà e dopo tutto quello che si è sentito sul Milan varrebbe anche di più. E poi potremo dire di avere iniziato il nostro percorso di crescita battendo una grande squadra come la Juve». A Leo forse darebbe anche un gusto particolare: anche lui deve rinsaldarsi nella scelta che ha preso un anno fa. Il Milan aveva bisogno di giocatori come lui e come Biglia, che, a 15 giorni dalla rottura di due vertebre, è riuscito a strappare una convocazione: «Tutti lo devono apprezzare, ha fatto cose disumane per mettere in difficoltà lo staff medico, è gente così che dobbiamo cercare», dice Rino.
Sono i famosi leader che la società cercherà per rafforzarsi. Ma prima servirebbe un trofeo. Per puntellare il progetto tecnico; per acquistare credibilità, moneta di scambio in tutte le piazze, quelle del mercato (a cui bisognerà pensare, con il Psg che si farà sotto per Donnarumma) e quelle finanziarie; per evitare pericolosi contraccolpi: «Poi abbiamo altre due battaglie». E anche per guadagnare un po’ di soldi: chi vince intascherà 3,9 milioni, chi perde 2,5. Infine bisogna aggiungere 2 milioni dal botteghino e i proventi della Supercoppa italiana, che potrebbe tenersi ancora a Doha. Almeno non dovrebbe piovere.
Speranza
Gattuso cerca il primo titolo dell’era cinese: «Sento una pressione pazzesca addosso».