Gli amici, la verità Sana fu strangolata
Brescia, autopsia sulla ragazza uccisa in Pakistan. La polizia locale: padre e fratello rischiano l’esecuzione
Sana, la ragazza pachistana che viveva a Brescia, è stata uccisa nel suo Paese. Strangolata. La conferma arriva dai risultati dell’autopsia: «Le è stato rotto l’osso del collo». Il padre e il fratello rischiano la pena di morte. Gli amici della vittima: «Un miracolo che sia emersa la verità, ma ora abbiamo paura anche per le nostre vite».
MILANO La risposta che mancava nel giallo di Sana è arrivata dall’agenzia di Scienze forensi del Punjab. Un documento timbrato e protocollato che riporta l’esito dell’autopsia sul corpo della 25enne Sana Cheema, la giovane italo-pachistana scomparsa da Brescia a fine gennaio. L’esito dell’esame sui campioni prelevati dopo l’esumazione del corpo lascia pochi dubbi: ioide fratturato, ossia lesione all’osso del collo. Il sospetto è quindi che la ragazza sia stata strangolata.
Troverebbe, dunque, conferma l’ipotesi degli investigatori pachistani che lo scorso 24 aprile avevano arrestato il padre 55enne Mustafa Ghulam, lo zio Mazhar Iqbal e il fratello 30enne Adnan con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Ora rischiano la pena di morte o l’ergastolo, come ha spiegato l’ispettore della polizia pachistana Furqan Shahzad, visto che si tratta di un «delitto d’onore».
La svolta era arrivata dopo la tenace denuncia degli amici di Sana che, attraverso il Giornale di Brescia, avevano chiesto alle autorità italiane di indagare sulla morte della ragazza. Poi il 25 aprile la polizia pachistana aveva deciso di riesumare il corpo di Sana che era stata sepolta Kot Fath, vicino a Mangowal, il paese dove vive la sua famiglia e dove la ragazza era tornata da Brescia a fine gennaio. Decisivo era stato anche l’interessamento della Farnesina e dell’ambasciata italiana che avevano seguito la vicenda dopo che il caso era esploso sulla stampa italiana e internazionale.
Secondo la ricostruzione delle autorità del Punjab, Sana è stata uccisa per ritorsione dalla famiglia, il 18 di aprile, il giorno prima del viaggio di ritorno in Italia dove la giovane lavorava in una scuola guida per stranieri. Sembra che il padre volesse darla in sposa a un ragazzo del villaggio. Sana però aveva una relazione da diverso tempo con un ragazzo pachistano che vive e lavora a Brescia. Un rapporto «troppo libero» secondo la famiglia. Tanto che in più occasioni il padre aveva proposto alla figlia altri pretendenti: «Gli mostrava le foto di giovani di Mangowal, ma lei non voleva sposarsi con ragazzi in Pakistan», raccontano gli amici.
Per questo dopo una riunione di famiglia, il padre, il figlio e lo zio avrebbero ordito l’omicidio per non permettere che la giovane rientrasse in Italia. Il corpo era stato sepolto in tutta fretta dopo il decesso e i familiari avevano detto che Sana era stata uccisa da un malore, mostrando un certificato di morte contraffatto ma anche il referto di un centro medico che la aveva visitata pochi giorni prima. Subito dopo la morte qualcuno aveva cancellato i profili social della giovane con i quali comunicava con gli amici italiani.
Il referto
L’esame sul corpo dopo la riesumazione: «Frattura all’osso del collo»