Salvini e Di Maio verso il governo
Berlusconi: «Niente veti, ma non voteremo la fiducia». Duello Lega-m5s su Giorgetti premier
Ora il governo Lega-cinque Stelle è più vicino. Ieri sera Berlusconi ha dichiarato che «non metterà veti» alla nascita di un esecutivo targato Salvini-di Maio ma «Forza Italia non voterà la fiducia». E ha aggiunto: «Se questo governo non potesse nascere, nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità — o all’impossibilità oggettiva — di trovare accordi fra forze politiche molto diverse». Salvini: «Grazie Berlusconi, ora lavoriamo per la squadra. Per me sarebbe un onore guidare il Paese». Il leader pentastellato Di Maio: «È prevalsa la responsabilità, ma c’è ancora tanto da fare».
ROMA Davanti a un primo ultimatum del Quirinale («Alle 17 di mercoledì verrà dato l’incarico per un governo neutrale di servizio...»), Luigi Di Maio e Matteo Salvini si erano affrettati a telefonare al segretario generale del Colle Ugo Zampetti per chiedere altre 24 ore di tempo al presidente della Repubblica. Serve (almeno) «un giorno in più perché continua la trattativa per varare un governo politico» giallo-verde M5s-lega con la «benevola non belligeranza» di Forza Italia. Ma, poi, in tarda serata è arrivata la mossa del cavallo di Silvio Berlusconi. Una via libera a Di Maio e a Salvini ma con molte condizioni.
Il Cavaliere infatti non vuole passare per il responsabile di eventuali fallimenti politici se Di Maio e Salvini non troveranno l’accordo su premiership, ministri e nomine: se un governo M5s-lega «non potesse nascere — scrive in una nota Berlusconi — nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità, o all’impossibilità oggettiva, di trovare accordi tra le forze politiche molto diverse».
Berlusconi, che non ha dimenticato di «prendere atto» del no del Quirinale a un governo di centrodestra, ha dunque confermato che «non voterà la fiducia» all’esecutivo giallo-verde, pur confermando che la sua eventuale nascita «non segna la fine dell’alleanza di centrodestra». Con la Lega, «rimangono le tante collaborazioni nei governi regionali e locali». Dunque «nessun veto ma anche nessun voto di fiducia». Tradotto, vorrebbe dire voto di astensione senza appoggio esterno.
«Stiamo lavorando per far nascere un governo», commenta Salvini in serata. «Tenuta salda per lealtà l’unità del centrodestra, come da nota del presidente Berlusconi che ringraziamo, rimane da lavorare su programma, tempi, squadra e cose da fare. O si chiude veloce, o si vota. Per me sarebbe un onore guidare il Paese». «È prevalsa la responsabilità ma c’è ancora tanto da fare», commenta Di Maio.
Già oggi, Salvini dovrebbe poter riferire al capo dello Stato lo stato dell’arte del laborioso negoziato a tre che ora diventa a due. E visto che ancora ieri sera era tutto in ballo, forse verrà reiterata una richiesta al Colle di avere altro tempo per metabolizzare la mossa di Berlusconi. Si chiuderebbe così con un altro rinvio una settimana ricca di scenari mutanti in cui Salvini ha chiesto l’incarico per sé (lunedì), ha stabilito insieme a Di Maio il ritorno alle urne per l’8 luglio (martedì) e, infine, ha voluto altro tempo (mercoledì) per formare un esecutivo senza rompere con Berlusconi.
Con la trattativa ancora incerta, i tre partiti hanno continuato a fare propaganda per tutta la giornata. «Salvini mi ha chiesto 24 ore e insieme le abbiamo chieste al Colle ma io non ho disdetto la campagna elettorale», ha detto Luigi Di Maio. E Salvini ha rinfrescato la memoria ai suoi parlamentari: «Disdite le vacanze perché il rischio urne in piena estate è alto». Le due squadre che vorrebbero andare al governo — ieri Di Maio ha pure annullato i suoi impegni per oggi a Parma e ad Imola — non hanno stabilito chi, eventualmente, farebbe il premier del governo gialloverde se i capi Di Maio e Salvini si escludono a vicenda.
Giancarlo Giorgetti (Lega) è gradito a Forza Italia, ma c’è da vedere se il Carroccio avrà la forza di imporlo. Mentre nel M5S l’unico all’altezza di Palazzo Chigi sarebbe Roberto Fico che però fa il presidente della Camera. Tra i nomi terzi, circolavano quelli dell’economista Carlo Cottarelli e del presidente Istat Enrico Giovannini ma la Lega ha già detto di no: «Meglio un premier politico», suggerisce Gianmarco Centinaio. E spunta pure il profilo di Giulia Bongiorno (Lega).