Corriere della Sera

Salvini parte da Giorgetti Con il M5S il primo duello è sul nome del premier

Il leader leghista verso il Viminale se di Di Maio va agli Esteri

- di Marco Cremonesi

MILANO Matteo Salvini riunisce i suoi gruppi parlamenta­ri e suggerisce loro di «disdire le ferie» perché il voto è dietro l’angolo. Eppure, mentre il leader leghista parla, a metà giornata, il pessimismo sembra scaramanti­co. Evocare le elezioni ai suoi appare un mettere le mani avanti, perché la possibilit­à di mettere insieme una maggioranz­a 5 Stelle-lega con quella che a quell’ora viene ancora chiamata la «benevola astensione» di Forza Italia sembra più vicina che nelle ore precedenti: «Ci provo fino all’ultimo» giura infatti Salvini.

I leghisti attendono il via libera di Silvio Berlusconi a un governo basato sull’asse con i 5 Stelle. «Dipenderà da quello che fa il Milan stasera» scherza con i suoi il segretario leghista. Poi, quando l’ex premier diffonde la nota del «fate voi» («Non potremo certamente votare la fiducia, ma valuteremo in modo sereno e senza pregiudizi l’operato del governo che eventualme­nte nascerà») il leader leghista batte la sua risposta mentre si trova all’olimpico per Milan-juventus: «Stiamo lavorando fino all’ultima ora per far nascere un governo fedele al voto degli italiani». Ferma restando «per lealtà e coerenza l’unità del centrodest­ra» e ringraziat­o Berlusconi, «rimane da lavorare su programma, tempi, squadra e cose da fare. Per me sarebbe un onore guidare il Paese. O si chiude veloce, o si vota».

E così, Salvini e Di Maio — che invece parla di «premier terzo» — si ritrovano tra le dita un cerino corto. Hanno chiesto a Sergio Mattarella 24 ore di tempo per approfondi­re la possibilit­à di un governo, e la proroga è stata accordata. Però, ora si tratta di spiegare al capo dello Stato il disegno che hanno in mente. Ed è qui che arriva il difficile.

Tanto per cominciare, occorrereb­be indicare un candidato premier. I leghisti suggerisco­no il loro vicesegret­ario, l’acuto Giancarlo Giorgetti. Ma gli stellati scuotono la testa: se il capo del governo deve essere una personalit­à così decisament­e targata, non si vede perché allora non possa essere Luigi Di Maio, leader del primo partito per voti. Dicono, spiega un leghista, che «Matteo Salvini è il leader di un centrodest­ra che non è detto esista». Anche se Berlusconi nella nota dice che la “non sfiducia” «non segna la fine dell’alleanza di centrodest­ra», sia pure derubricat­a alla collaboraz­ione «nei governi regionali e locali», alla «storia comune» e solo in ultimo al «comune impegno preso con gli elettori». Tra l’altro, se Forza Italia forse si asterrà, Giorgia Meloni non intende regalare niente: chiede l’incarico per Matteo Salvini e ai suoi dice che «è soltanto dall’esito delle scelte di Mattarella che Fratelli d’italia indicherà le proprie decisioni». Dal partito si segnala il suo malumore per essere stata scarsament­e consultata.

Salvini cerca di persuadere Berlusconi a una partecipaz­ione più attiva nel governo, i suoi emissari insistono con l’idea dei ministri d’area e con le presidenze di commission­e. Dopo aver garantito che «in qualunque modo finisca questa storia, la Lega non lascerà il centrodest­ra». Ma il tentativo non va a buon fine. Umberto Bossi, nel pomeriggio, l’aveva previsto: «Di volta in volta Berlusconi avrà l’ occasione di dire la sua su tutti i provvedime­nti del governo portati in Aula. E in questo modo sarà in grado di contare».

Matteo Salvini è avvistato con gli stellati Stefano Buffagni e Alfonso Bonafede, all’ora di pranzo vede Luigi Di Maio per otto minuti esatti. Non ne servono di più per capire che la gestazione del governo resta tutt’altro che una passeggiat­a, e i 5 Stelle si aspettano la stipula ufficiale del «contratto di governo».

Se il nome del premier è là da venire, poco si sa dei possibili ministri. I leghisti invitano a guardare ai nomi che aveva già fatto lo stesso Salvini: l’avvocato Giulia Bongiorno (data anche come possibile premier) e gli economisti Alberto Bagnai, Claudio Borghi e Armando Siri. O anche Nicola Molteni e Lorenzo Fontana. E Salvini? In Lega si ritiene che il leader possa entrare nel governo (all’interno) solo se ci sarà anche Di Maio (agli Esteri).

Non potremo votare la fiducia a un governo con M5S, il programma del centrodest­ra resta l’orizzonte strategico. Berlusconi? Chiaro e generoso Maurizio Gasparri, Forza Italia

Adesso è arrivato davvero il momento di fare le cose perbene, lo dobbiamo al popolo italiano Carlo Sibilia, Movimento 5 Stelle

L’idea Bongiorno Nella rosa dei possibili presidenti del Consiglio suggeriti dal Carroccio anche Giulia Bongiorno

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