Di Maio si prepara alla trattativa «Una soluzione entro il 20 maggio»
Il leader pensa a un governo che «duri 5 anni». I malumori della minoranza
MILANO Solo il primo passo di una strada ancora lunga. I Cinque Stelle incassano il via libera di Silvio Berlusconi a un esecutivo «legastellato» invocando ancora «prudenza». Il percorso è ancora irto di ostacoli e i tempi sono brevi. La nuova campagna elettorale — il cui avvio era fissato per oggi a Parma e Imola — è slittata. Luigi Di Maio rimarrà a Roma per iniziare finalmente quel tavolo per la creazione di un esecutivo. Le indiscrezioni parlano di frizioni sul nodo di Palazzo Chigi, ma il capo politico del Movimento in serata nega. «Smentisco categoricamente litigi» sulla premiership, precisa Di Maio. E aggiunge: «Questo è il gioco di chi vuole sabotare la formazione di un governo Legam5s». Tuttavia il nodo sul presidente del Consiglio sarà centrale. «La Lega non potrà pretendere la premiership», dicono nell’inner circle del Movimento, ribadendo implicitamente che la discussione non sarà in discesa. «Decidiamo insieme un premier terzo», dice il leader M5S.
Proprio per evitare tensioni nell’avviare il tavolo con il Carroccio, i Cinque Stelle puntano a una scansione diversa: prima i temi, l’accordo da siglare tra le parti, poi i nomi. E proprio per ultimo quello del candidato premier. Sul tavolo tornano con prepotenza quattro argomenti: aiuti alle imprese e alle famiglie, reddito di cittadinanza, sicurezza e abolizione della legge Fornero. Un poker di argomenti, che andrà analizzato nei dettagli. Il conflitto di interessi? «Noi non abbiamo dato nessuna garanzia e non la daremo», dicono nel Movimento. L’idea — in ogni caso — è quella di sciogliere i nodi in tempi brevissimi, prima del 20 maggio, in modo da poter lasciare aperta l’eventualità di un voto estivo.
Tuttavia, Di Maio ostenta sicurezza e parla di un «governo di cinque anni», un esecumaio tivo che duri tutta la legislatura. La strategia è quella del «passo dopo passo». Ma il puzzle è molto complicato. Se è vero che tutti gli attori principali nascondono le carte e dicono che è «prematuro parlare di nomi» è altrettanto vero che iniziano a filtrare ipotesi più o meno concrete e opzioni «da bruciare». E anche sul premier ci sarà una discussione di merito: una parte dei Cinque Stelle, dopo aver insistito a lungo sulla necessità di un presidente del Consiglio eletto, preferirebbe una personalità politica.
La svolta che spalanca le porte a un possibile governo arriva dopo altre ventiquattro ore sul filo del rasoio tra fiammate, accelerazioni e impuntature. L’apertura arriva di primo mattino, quando Di ammorbidisce la sua posizione sul leader di Forza Italia. «Non è un veto su Berlusconi; è una volontà di dialogare con la Lega. Punto». Parole attese in ambienti azzurri che cambiano il verso della giornata. Il vertice con Salvini a mezzogiorno (durato otto minuti) serve solo a sancire la richiesta al Colle (anche se sottotraccia si registrano le prime tensioni). Il pomeriggio è solo attesa, con la minaccia velata — annunciata verso le 16 — di iniziare il tour elettorale.
L’ala governista rimane in silenzio (almeno ufficialmente), gli ortodossi vivono invece il passaggio con qualche travaglio in più. Nei falchi il matrimonio con la Lega suscita qualche mal di pancia, tuttavia i malumori restano celati. Anzi, proprio uno dei principali esponenti dell’ala
Faccia a faccia
Sul tavolo con la Lega il leader vuole 4 temi, dal reddito di cittadinanza agli aiuti alle imprese
ortodossa, Carlo Sibilia, ex membro del direttorio, applaude alla nuova fase: «È il momento di fare le cose per bene in nome del popolo italiano». Mentre Pietro Dettori, uno dei soci dell’associazione Rousseau, commenta via Twitter a suo modo l’evoluzione degli eventi. «Gutta cavat lapidem», «la goccia perfora la pietra». «Vedremo, vedremo. Bisogna rimanere con i piedi per terra», ribadisce più di un parlamentare. Una giornata forse «storica» per il Movimento si è appena conclusa, ma tra i Cinque Stelle sembra prevalere ancora l’incertezza. E qualcuno si lascia andare: «Domani è un altro giorno», ma le chance di un governo con il Carroccio ora sembrano più concrete.