Troppi kiwi, mancano i braccianti La Nuova Zelanda «arruola» i turisti
Proposta l’estensione del visto per chi è pronto a lavorare. Ma il guadagno è minimo
Jacinda Ardern, 37 anni, premier della Nuova Zelanda dall’ottobre 2017: ora deve risolvere il problema della raccolta dei kiwi
ozelandesi (317 euro) e i costi di affitto sono di 400 dollari (235 euro) alla settimana, lavorare di fatto non conviene», denuncia Annie Hill di Priority One, associazione per lo sviluppo economico della regione. Risultato, nonostante ci siano oltre 6.000 persone senza lavoro nella Bay of Plenty e il Paese sia terzo produttore mondiale dopo Cina e Italia, i kiwi continuano a rimanere sui rami. «Stiamo
cercando una mediazione per alzare i salari (in media un’ora di lavoro viene pagata 16,50 dollari neozelandesi 9,70 euro, ndr)», ha spiegato il consigliere regionale Mike Bryant. Ma le trattative, si sa, richiedono tempo. Così, per aggirare l’ostacolo, il governo di Wellington, ispirandosi alla vicina Australia, ha optato per l’estensione dei visti ai turisti disposti a fermarsi per lavorare nei campi. La soluzione però ha delle controindicazioni. «In Paesi che hanno sperimentato simili politiche sono stati registrati gravi abusi. I backpackers (i giovani zaino in spalla), attirati con la promessa di un lavoro, vengono pagati una miseria. E chi protesta viene bullizzato», denunciano le associazioni per i diritti dei lavoratori.
Intanto gli amministratori delegati delle grandi aziende della frutta, sebbene definiscano la situazione «terribile» non arretrano di un centimetro e fanno partire pullman per rastrellare braccia anche in regioni remote. «Pagare di più non avrebbe senso, questo è il prezzo di mercato», ha tuonato in un’intervista Stuart Weston, direttore dell’apata, colosso del kiwi e dell’avocado.
Vada come vada, se la domanda dovesse rimanere così alta la crisi dei kiwi si riproporrà. Secondo le previsioni l’incremento della produzione dovrebbe toccare il 35 per cento entro il 2030. Che, tradotto, significa oltre 14.300 braccia in più.