Teniamo viva la memoria con l’aiuto della scuola
● Vittorio Occorsio
(in basso), magistrato, è stato ucciso dai terroristi di destra nel ‘76
Caro direttore, al termine di una cerimonia austera e sobria come quella di ieri al Quirinale, ognuno di noi è portato al raccoglimento familiare e all’intima riflessione sull’eredità di ricordi e di insegnamenti che il sacrificio dei nostri padri, nonni e consorti ci ha lasciato. Eppure, andando contro il riserbo imposto dal dolore delle nostre famiglie, vorremmo esprimere un’esortazione — a noi stessi, innanzitutto — al mantenimento costante di questo livello di attenzione su quell’eredità di affetti e di valori. La legge istitutiva della Giornata della memoria — L. 56/2007, che ha rappresentato un passaggio fondamentale e troppo a lungo atteso nella storia italiana, dominata dal disgustoso protagonismo dei colpevoli — stabilisce che in questa «occasione» possano essere organizzati momenti comuni di ricordo «al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzioni democratiche». Oggi occorre, però, qualcosa di più. Col passare del tempo e l’avvicendarsi delle generazioni, l’allentamento del legame con quegli anni che era tenuto vivo dall’esperienza personale dei singoli, richiede da parte nostra — «portatori sani di memoria», fu detto una volta su questo giornale — un alert per tempo, una chiamata alla responsabilità anche della nuova classe politica ad informare e ad informarsi in modo approfondito e diffuso su quelle storie. Storie non di eroismo ma di uomini, come tutti attaccati alla vita, che agirono, seguendo uno spiccato senso del dovere, in condizioni di grave isolamento. Questo approfondimento dovrà avere ad oggetto principalmente la loro attività in vita nonché le circostanze che portarono al loro tragico epilogo. Ciò consente di trarre inquietanti fil rouge tra vittime del terrorismo (dei diversi terrorismi, sarebbe meglio dire) e vittime di mafia. Potrà così diffondersi e affermarsi con chiara consapevolezza, nel bagaglio culturale dei nostri coetanei e delle future generazioni, l’eredità profonda che i protagonisti di allora ci hanno lasciato, un bene comune che si accresce grazie alla sua fruizione collettiva e, viceversa, rischia di estinguersi se non adeguatamente utilizzato. In quest’ottica,
d
Bene collettivo
L’eredità che i protagonisti di allora ci hanno lasciato è un bene comune che si accresce grazie alla sua fruizione collettiva l’opera meritoria che il ministero dell’istruzione sta portando avanti potrebbe scaturire in un piano formativo che, di anno in anno, conduca tutte le scuole superiori in un percorso di apprendimento che trovi nelle ricorrenze che via via si susseguono il punto di partenza per approfondire quelle storie. Così si potrà avere una effettiva conoscenza e quindi una memoria condivisa e forte, in modo da evitare le semplificazioni e arginare una volta per tutte le insidie mistificatorie che tuttora sussistono.