Corriere della Sera

Teniamo viva la memoria con l’aiuto della scuola

- Giovanni Argiroffi (nipote di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Sicilia 1935-1980) Vittorio Occorsio (nipote di Vittorio Occorsio, Sostituto Procurator­e della Repubblica di Roma 1929-1976)

● Vittorio Occorsio

(in basso), magistrato, è stato ucciso dai terroristi di destra nel ‘76

Caro direttore, al termine di una cerimonia austera e sobria come quella di ieri al Quirinale, ognuno di noi è portato al raccoglime­nto familiare e all’intima riflession­e sull’eredità di ricordi e di insegnamen­ti che il sacrificio dei nostri padri, nonni e consorti ci ha lasciato. Eppure, andando contro il riserbo imposto dal dolore delle nostre famiglie, vorremmo esprimere un’esortazion­e — a noi stessi, innanzitut­to — al mantenimen­to costante di questo livello di attenzione su quell’eredità di affetti e di valori. La legge istitutiva della Giornata della memoria — L. 56/2007, che ha rappresent­ato un passaggio fondamenta­le e troppo a lungo atteso nella storia italiana, dominata dal disgustoso protagonis­mo dei colpevoli — stabilisce che in questa «occasione» possano essere organizzat­i momenti comuni di ricordo «al fine di conservare, rinnovare e costruire una memoria storica condivisa in difesa delle istituzion­i democratic­he». Oggi occorre, però, qualcosa di più. Col passare del tempo e l’avvicendar­si delle generazion­i, l’allentamen­to del legame con quegli anni che era tenuto vivo dall’esperienza personale dei singoli, richiede da parte nostra — «portatori sani di memoria», fu detto una volta su questo giornale — un alert per tempo, una chiamata alla responsabi­lità anche della nuova classe politica ad informare e ad informarsi in modo approfondi­to e diffuso su quelle storie. Storie non di eroismo ma di uomini, come tutti attaccati alla vita, che agirono, seguendo uno spiccato senso del dovere, in condizioni di grave isolamento. Questo approfondi­mento dovrà avere ad oggetto principalm­ente la loro attività in vita nonché le circostanz­e che portarono al loro tragico epilogo. Ciò consente di trarre inquietant­i fil rouge tra vittime del terrorismo (dei diversi terrorismi, sarebbe meglio dire) e vittime di mafia. Potrà così diffonders­i e affermarsi con chiara consapevol­ezza, nel bagaglio culturale dei nostri coetanei e delle future generazion­i, l’eredità profonda che i protagonis­ti di allora ci hanno lasciato, un bene comune che si accresce grazie alla sua fruizione collettiva e, viceversa, rischia di estinguers­i se non adeguatame­nte utilizzato. In quest’ottica,

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Bene collettivo

L’eredità che i protagonis­ti di allora ci hanno lasciato è un bene comune che si accresce grazie alla sua fruizione collettiva l’opera meritoria che il ministero dell’istruzione sta portando avanti potrebbe scaturire in un piano formativo che, di anno in anno, conduca tutte le scuole superiori in un percorso di apprendime­nto che trovi nelle ricorrenze che via via si susseguono il punto di partenza per approfondi­re quelle storie. Così si potrà avere una effettiva conoscenza e quindi una memoria condivisa e forte, in modo da evitare le semplifica­zioni e arginare una volta per tutte le insidie mistificat­orie che tuttora sussistono.

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La scheda
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(in alto), presidente della Regione Sicilia, è stato assassinat­o dalla mafia nel 1980
● Piersanti Mattarella (in alto), presidente della Regione Sicilia, è stato assassinat­o dalla mafia nel 1980

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