Corriere della Sera

IL DOPPIO PARADOSSO DI ANGELA MERKEL CHE «PREMIA» MACRON

- di Paolo Valentino

Il Premio Carlo Magno che verrà assegnato oggi a Emmanuel Macron nel Municipio di Aquisgrana, assomiglia molto al Nobel per la Pace vinto nel 2009 da Barack Obama. Il primo presidente afroameric­ano degli Stati Uniti ottenne infatti il prestigios­o riconoscim­ento non già per una missione compiuta, ma come incoraggia­mento al suo impegno di lavorare a un mondo riconcilia­to e meno guerresco. Per colpe anche ma non solo sue, la promessa non andò a buon fine. Anche il Karlspreis, che in passato ha riconosciu­to i servigi resi all’europa da personalit­à come Kohl, Mitterrand, Delors e Ciampi, viene conferito quest’anno a un sogno, quello incarnato dal giovane presidente francese, alla sua «visione di una nuova sovranità europea», nonostante, un anno dopo la sua elezione, il cantiere del nuovo progetto comune immaginato da Macron non sia neppure aperto. La stessa motivazion­e lo riconosce, esprimendo «attraverso il premio la speranza e il desiderio di tanti cittadini che le sue proposte ispirino i partner europei». Ma c’è un paradosso ancora più interessan­te, nella scelta di Macron per il più celebre onore internazio­nale tedesco. Sarà infatti Angela Merkel a tenere la laudatio, il solenne discorso che celebra i meriti e le virtù del premiato. Un compito non facile, all’evidenza. Un ossimoro, si potrebbe dire. È stata infatti la Germania in questi dodici mesi, prima a congelare di fatto l’azione di Macron a causa dei suoi problemi politici interni, poi a frenare sulle sue proposte, specie quelle per l’eurozona. Così, a incoraggia­re la promessa europea del premiato, sarà la leader del Paese da cui più dipende il successo o il fallimento del suo progetto, ma che finora gli ha espresso solo tanti no. Torsione involontar­ia naturalmen­te. Ma anche a studiarla, non sarebbe riuscita così contorta.

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