Lotta alle emissioni: strategie da rivedere
Succede qualcosa di strano nel processo globale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Secondo le prime stime, nel 2017 i Paesi dell’unione Europea — cioè quelli considerati all’avanguardia nella lotta contro l’aumento delle temperature del Pianeta — le hanno aumentate dell’1,8%. Gli Stati Uniti — considerati più restii a impegnarsi contro i cambiamenti climatici — le hanno ridotte dello 0,9%. Si tratta, in entrambi i casi, delle emissioni derivate dalla combustione di carburanti (che rappresentano circa l’80% delle emissioni totali di gas a effetto serra). Le ragioni sono numerose. La ritrovata crescita economica, maggiore del previsto in Europa, è probabilmente una. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano usato meno carbone e più gas naturale (meno nocivo) è un’altra. Tuttavia, l’impressione è che la cosiddetta lotta al riscaldamento globale sia molto influenzata da fattori diversi dalle politiche che i governi si sono impegnati da anni a seguire, ultimi gli obiettivi sottoscritti nell’accordo di Parigi del dicembre 2015. Per l’anno prossimo, ad esempio, la Energy information administration (Eia) americana prevede che le emissioni del Paese aumenteranno del 2,2% a causa di un inverno freddo, di una maggiore attività economica e dell’aumento del prezzo del gas (la decisione di Donald Trump di uscire dall’accordo di Parigi non c’entra, dice l’agenzia, in quanto l’abbandono americano avverrà solo il 4 novembre 2020). Comunque, nel 2017 le emissioni negli Stati Uniti sono state di 5.140 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente, contro le 5.188 del 2016. Nella Ue, invece, l’aumento dell’1,8% è il risultato delle stime effettuate da Eurostat sulla base delle statistiche di energia utilizzata. Tra i 28 della Ue, solo sette hanno ridotto le loro emissioni, dal 5,9% della Finlandia allo 0,2% della Germania: tra i due valori, ci sono quelli di Danimarca (-5,8%), Regno Unito (-3,2%), Irlanda (-2,9%), Belgio (-2,4%), Lettonia (-0,7%). L’aumento maggiore si è invece registrato a Malta (+12,8%). L’italia ha visto una crescita delle emissioni del 3,2%, influenzata dall’attività produttiva superiore a quella degli anni precedenti, quando le emissioni si riducevano. Le strategie messe in campo finora hanno forse bisogno di una revisione, dati i risultati.