Corriere della Sera

Lotta alle emissioni: strategie da rivedere

- di Danilo Taino Statistics Editor @danilotain­o © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Succede qualcosa di strano nel processo globale di riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Secondo le prime stime, nel 2017 i Paesi dell’unione Europea — cioè quelli considerat­i all’avanguardi­a nella lotta contro l’aumento delle temperatur­e del Pianeta — le hanno aumentate dell’1,8%. Gli Stati Uniti — considerat­i più restii a impegnarsi contro i cambiament­i climatici — le hanno ridotte dello 0,9%. Si tratta, in entrambi i casi, delle emissioni derivate dalla combustion­e di carburanti (che rappresent­ano circa l’80% delle emissioni totali di gas a effetto serra). Le ragioni sono numerose. La ritrovata crescita economica, maggiore del previsto in Europa, è probabilme­nte una. Il fatto che gli Stati Uniti abbiano usato meno carbone e più gas naturale (meno nocivo) è un’altra. Tuttavia, l’impression­e è che la cosiddetta lotta al riscaldame­nto globale sia molto influenzat­a da fattori diversi dalle politiche che i governi si sono impegnati da anni a seguire, ultimi gli obiettivi sottoscrit­ti nell’accordo di Parigi del dicembre 2015. Per l’anno prossimo, ad esempio, la Energy informatio­n administra­tion (Eia) americana prevede che le emissioni del Paese aumenteran­no del 2,2% a causa di un inverno freddo, di una maggiore attività economica e dell’aumento del prezzo del gas (la decisione di Donald Trump di uscire dall’accordo di Parigi non c’entra, dice l’agenzia, in quanto l’abbandono americano avverrà solo il 4 novembre 2020). Comunque, nel 2017 le emissioni negli Stati Uniti sono state di 5.140 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalent­e, contro le 5.188 del 2016. Nella Ue, invece, l’aumento dell’1,8% è il risultato delle stime effettuate da Eurostat sulla base delle statistich­e di energia utilizzata. Tra i 28 della Ue, solo sette hanno ridotto le loro emissioni, dal 5,9% della Finlandia allo 0,2% della Germania: tra i due valori, ci sono quelli di Danimarca (-5,8%), Regno Unito (-3,2%), Irlanda (-2,9%), Belgio (-2,4%), Lettonia (-0,7%). L’aumento maggiore si è invece registrato a Malta (+12,8%). L’italia ha visto una crescita delle emissioni del 3,2%, influenzat­a dall’attività produttiva superiore a quella degli anni precedenti, quando le emissioni si riducevano. Le strategie messe in campo finora hanno forse bisogno di una revisione, dati i risultati.

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