Martin Scorsese difende Netflix La Croisette in fila per la sua lezione
CANNES «Dove sono gli autori? E chi li finanzia?». Ci voleva Martin Scorsese per ricordare, proprio da Cannes, che il re è nudo. Il riferimento, ovviamente è a Netflix, contro cui il Festival di Frémaux sta combattendo una guerra ad alto contenuto ideologico e industriale che ha lasciato lontano dalla Croisette tutti i titoli prodotti dalla piattaforma digitale. Se c’è qualcuno che può parlare chiaro è lui, che martedì sera a sorpresa era al fianco di Cate Blanchett per dare il via alla kermesse. E non solo perché Netflix gli sta producendo il nuovo, attesissimo film, The Irishman. Per Scorsese il cinema in ogni sua manifestazione è una ragione di vita. Gliel’ha salvata da ragazzo — come ha ricordato in occasione della Conversazione che ha aperto la Quinzaine des réalisateurs dopo la proiezione di Mean Streets e la consegna della Carrosse d’or 2018 — e lui usa tutta la sua autorevolezza per garantire la memoria del passato e del patrimonio cinematografico (ieri ha presentato il restauro di Enamorada di Emilio Fernadez) e garantire un futuro ai giovani autori. «Bisogna utilizzare al meglio le tecnologia. Ma, soprattutto, bisogna continuare a fare dei film». Quelli realizzati da lui sono oggetto di un culto che Scorsese tiene vivo con generoso rispetto per il pubblico e distacco divertito. Fila di ore per entrare al Théâtre Croisette del Marriott, doppia standing ovation, i quattro registi (Audiard, Bonello, Klapisch e Zlotowski) in veste di intervistatori intimiditi come a un esame e lui serafico, regala momenti fantastici. Parla di tutto. Famiglia, passioni, sbagli. Una lezione di cinema. E di vita.