Corriere della Sera

Benatia show, 8 minuti per uscire dal castigo e fare pace con Buffon

Le due reti cancellano l’ultimo periodo turbolento

- Massimilia­no Nerozzi

ROMA Dal litigio al prodigio, la notte folle e vincente di Medhi Benatia è la metafora della sua carriera e, un po’, il racconto di se stesso. Gli sono bastati otto minuti, la distanza tra i suoi due gol, quelli che hanno spalancato il luna park juventino, per cancellare le ultime due settimane di castigo.

Era finito lì per un bisticcio con Buffon e, soprattutt­o, modi che non erano piaciuti ai compagni, al club e all’allenatore. Non eravamo allo sgabello di Bonucci, che sul trespolo finì a Lisbona, ma un’intemperan­za che aveva spedito il marocchino ai margini delle rotazioni. Morale: due panchine, contro Inter e Bologna. E zero minuti, a costo di vedere nei tre centrali difensivi Asamoah, per avere un piede che avviasse l’azione. E quello di Benatia? Verrà, e tornerà, il suo tempo, come sempre funziona con Allegri, impareggia­bile

Trasformat­o

Dalle liti dopo l’errore col Napoli a una partita da leader: la metafora di una carriera

gestore di uomini e amministra­tore di anime. Uno che riesce davvero a trasformar­e la scossa in riscossa.

E poi, Benatia stava attraversa­ndo un periodo elettrico, com’è lui: sette ammonizion­i nelle ultime otto partite. Ieri s’è però ripresenta­to tra i titolari: iniziando con l’essere impeccabil­e dietro, senza quella disattenzi­one che costò il gol di Koulibaly e, da lì, la discussion­e negli spogliatoi, con il capitano. S’è fatto perdonare, consegnand­o al numero uno la quarta Coppa Italia filata: miglior biglietto di scuse, e di addio, non poteva esserci.

Tutto il resto è stato quasi un one man show: colpo di tebolo sta, indietregg­iando dal marcatore, a costo di allontanar­si dal bersaglio, come fanno i grandi tiratori nel basket. E primo centro, di testa, quasi senza staccarsi da terra, con Donnarumma immobile.

È stato l’innesco del pandemonio, proprio sotto la curva sud dell’olimpico, per una volta domicilio bianconero: Benatia ha spianato la mitraglia, il logo che fu di Batistuta e che da tempo agita pure lui, gioiosamen­te, per poi ringraziar­e il cielo e Allah, da buon musulmano. Poi, il pollice in bocca, per la dedica al piccolo Nail, il quarto figlio nato un paio di settimane fa. Nel mezzo del gesticolar­e, il difensore si era battuto il petto, sul sim- della Juve, urlando verso la curva. Come dire: vedete, io sono questo. Perché tutta l’arena prendesse nota, come da suo evidente gesto, con l’indice della mano volteggian­te a cerchio, indicando le tribune.

Poco dopo ha concesso il replay. Benatia ha un difetto, confida chi lo conosce, vuol sempre avere ragione, specialmen­te quando è in trance agonistica: per un compagno e un allenatore, non proprio il massimo. Però ha anche il pregio di un saper fare un calcio radicale e senza compromess­i. E ieri, la ragione, se l’è presa sul prato.

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(Ansa) Trionfo I giocatori bianconeri sollevano la Coppa Italia

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