Benatia show, 8 minuti per uscire dal castigo e fare pace con Buffon
Le due reti cancellano l’ultimo periodo turbolento
ROMA Dal litigio al prodigio, la notte folle e vincente di Medhi Benatia è la metafora della sua carriera e, un po’, il racconto di se stesso. Gli sono bastati otto minuti, la distanza tra i suoi due gol, quelli che hanno spalancato il luna park juventino, per cancellare le ultime due settimane di castigo.
Era finito lì per un bisticcio con Buffon e, soprattutto, modi che non erano piaciuti ai compagni, al club e all’allenatore. Non eravamo allo sgabello di Bonucci, che sul trespolo finì a Lisbona, ma un’intemperanza che aveva spedito il marocchino ai margini delle rotazioni. Morale: due panchine, contro Inter e Bologna. E zero minuti, a costo di vedere nei tre centrali difensivi Asamoah, per avere un piede che avviasse l’azione. E quello di Benatia? Verrà, e tornerà, il suo tempo, come sempre funziona con Allegri, impareggiabile
Trasformato
Dalle liti dopo l’errore col Napoli a una partita da leader: la metafora di una carriera
gestore di uomini e amministratore di anime. Uno che riesce davvero a trasformare la scossa in riscossa.
E poi, Benatia stava attraversando un periodo elettrico, com’è lui: sette ammonizioni nelle ultime otto partite. Ieri s’è però ripresentato tra i titolari: iniziando con l’essere impeccabile dietro, senza quella disattenzione che costò il gol di Koulibaly e, da lì, la discussione negli spogliatoi, con il capitano. S’è fatto perdonare, consegnando al numero uno la quarta Coppa Italia filata: miglior biglietto di scuse, e di addio, non poteva esserci.
Tutto il resto è stato quasi un one man show: colpo di tebolo sta, indietreggiando dal marcatore, a costo di allontanarsi dal bersaglio, come fanno i grandi tiratori nel basket. E primo centro, di testa, quasi senza staccarsi da terra, con Donnarumma immobile.
È stato l’innesco del pandemonio, proprio sotto la curva sud dell’olimpico, per una volta domicilio bianconero: Benatia ha spianato la mitraglia, il logo che fu di Batistuta e che da tempo agita pure lui, gioiosamente, per poi ringraziare il cielo e Allah, da buon musulmano. Poi, il pollice in bocca, per la dedica al piccolo Nail, il quarto figlio nato un paio di settimane fa. Nel mezzo del gesticolare, il difensore si era battuto il petto, sul sim- della Juve, urlando verso la curva. Come dire: vedete, io sono questo. Perché tutta l’arena prendesse nota, come da suo evidente gesto, con l’indice della mano volteggiante a cerchio, indicando le tribune.
Poco dopo ha concesso il replay. Benatia ha un difetto, confida chi lo conosce, vuol sempre avere ragione, specialmente quando è in trance agonistica: per un compagno e un allenatore, non proprio il massimo. Però ha anche il pregio di un saper fare un calcio radicale e senza compromessi. E ieri, la ragione, se l’è presa sul prato.